Goletta verde 2021: un terzo delle acque dei nostri mari (e laghi) è inquinata più dei limiti di legge

Pubblicato il report annuale di Legambiente delle acque italiane: criticità maggiori in Sicilia, Lombardia, Campania, Calabria e Lazio

Pubblicato il report annuale di Legambiente sulla salute dei mari, laghi e fiumi italiani: su 389 punti totali campionati, 1 ogni 3 è risultato oltre i limiti di legge sulle coste e sui laghi; foci dei fiumi inquinate nel 58% dei casi. Le criticità maggiori in Sicilia, Lombardia, Campania, Calabria e Lazio.

Pubblicati i dati del bilancio annuale di Goletta Verde e Goletta dei Laghi, le due campagne itineranti di Legambiente, con partner principali CONOU e NOVAMONT, che quest’estate con un team di oltre 300 volontari e volontarie dei Circoli di Legambiente hanno monitorato mare e laghi. I risultati condivisi sono allarmanti: su un totale di 389 punti campionati in 18 regioni, in mare e in 34 laghi italiani, 1 punto ogni 3 è risultato oltre i limiti di legge. Le criticità più importanti sono state osservate a ridosso delle foci di fiumi e canali, inquinati spesso da scarichi fognari non depurati. Impianti di depurazione inadeguati o non a norma e scarichi illegali restano infatti il principale nemico del mare e dei corsi d’acqua dolce nel nostro paese.

Oltre a fiumi, laghi e acque costiere, preoccupano i cosiddetti ‘malati cronici’: si tratta di 32 punti fra mare e laghi, diffusi in 13 regioni sul nostro territorio, fortemente inquinati da più di dieci anni – vere e proprie fogne a cielo aperto dimenticate dallo Stato. Qualche esempio? In Lombardia troviamo la foce torrente Bardello a Brebbia (in provincia di Varese) sul Lago Maggiore; in Campania la foce del fiume Savone (Mondragone, in provincia di Caserta) e del fiume Sarno (Castellammare di Stabia/Torre Annunziata, Napoli); in Calabria la spiaggia presso il canale a destra del Castello (presso la bellissima Isola di Capo Rizzuto, in provincia di Crotone); mentre in Sicilia si annovera – fra gli altri – la foce del fiume Alcantara, secondo fiume della regione (Giardini di Naxos, provincia di Messina).

Il 40% delle acque reflue provenienti dalle nostre città non viene adeguatamente depurato, secondo l’associazione ambientalista. Diversamente da quanto si potrebbe pensare, il problema non riguarda solo il Mezzogiorno d’Italia ma anche alcune regioni del Nord e del Centro: maglia nera alla Sicilia (da cui proviene il 23% degli sversamenti non depurati), alla Lombardia (19%) e alla Campania (17%); seguono Calabria (11%) e Lazio (10%).

(Leggi anche: Le spiagge, i laghi e i fiumi più inquinati secondo Goletta verde 2020)

Non solo danni al nostro ecosistema, ma anche alla nostra economia: l’Unione Europea ha infatti più volte ammonito l’Italia avviando ben quattro procedure d’infrazione per il mancato adeguamento alla direttiva europea sui reflui, due delle quali già sfociate in condanna per le quali la il nostro paese sta pagando multe salate (pagati finora oltre 77 milioni di euro). Legambiente chiede quindi al governo italiano di destinare più fondi e interventi all’efficientamento degli impianti di depurazione e di rete fognaria – e in questo le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) potrebbero svolgere un ruolo importante:

Nell’anno del PNRR e delle risorse europee destinate ai Paesi membri dell’Ue per accelerare la transizione ecologica – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – l’Italia sta trascurando l’annoso tema della mala depurazione, la grande opera incompiuta della Penisola, prevista da una legge del 1976, per la quale il nostro Paese è stato già condannato dall’UE. […] Non sono ammessi più ritardi né scuse: i fondi ci sono, l’Italia destini una parte delle prime risorse europee del PNRR che ha ricevuto proprio in questi giorni per chiudere questa pagina imbarazzante della storia del Paese realizzando anche per gli impianti per il trattamento dei fanghi di depurazione con produzione di biometano e per il riutilizzo delle acque depurate in agricoltura e nell’industria.

Il monitoraggio delle due campagne ha preso in considerazione i punti scelti in base al “maggior rischio” presunto di inquinamento, individuati anche grazie alle segnalazioni dei cittadini (attraverso il servizio SOS Goletta Legambiente ha raccolto più di 200 segnalazioni). I parametri indagati sono microbiologici: vengono considerati come “inquinati” i campioni in cui questi superano il valore limite previsto dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” se tali parametri vengono superati per più del doppio del valore normativo.

Seguici su Telegram Instagram Facebook TikTok Youtube

Fonte: Legambiente

Ti consigliamo anche:

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Instagram