Renzi PetrolTour: i pullman di Greenpeace nelle città italiane per sensibilizzare sulle trivellazioni

Proteggiamo i mari italiani dalle trivelle. Greenpeace ha messo in sena una forma di protesta messa in per contestare la deriva petrolifera promossa dal Governo italiano, che sta spalancando i nostri mari ai petrolieri per attività di ricerca o di estrazione di idrocarburi.

Proteggiamo i mari italiani dalle trivelle. Greenpeace ha messo in sena una forma di protesta messa in per contestare la deriva petrolifera promossa dal Governo italiano, che sta spalancando i nostri mari ai petrolieri per attività di ricerca o di estrazione di idrocarburi.

Dal 4 luglio, da 23 città italiane, partiranno i pullman turistici della “Renzi PetrolTour” con destinazione i mari italiani “petrolizzati” dal Governo. Da Milano a Palermo, da Roma a Bari, da Genova a Napoli, i volontari di Greenpeace hanno animato le piazze italiane con grandi sagome colorate a forma di pullman, brandizzate con il nome di un immaginifico tour operator: “Renzi PetrolTour”.

Ai passanti incuriositi, i volontari di Greenpeace hanno distribuito un volantino del tutto simile a un depliant turistico, con cui Renzi in persona invita gli italiani a scoprire le “nuove meraviglie” del Mediterraneo disseminato di trivelle e trasformato in una sorta di Texas marino.

La mobilitazione di Greenpeace riprende la campagna online TrivAdvisor: si tratta della parodia di un famoso portale di viaggi in cui si immagina il triste destino che potrebbe attendere i mari italiani nei prossimi anni: un’invasione di piattaforme e trivelle, con rischi elevatissimi per l’ambiente, il turismo e la pesca sostenibile.

Su TrivAdvisor – che in pochi giorni ha raccolto oltre 28 mila firme contro la petrolizzazione delle coste italiane – si possono leggere “recensioni” paradossali (datate a un ipotetico 2020) di alcune tra le località più famose e amate dei nostri litorali: un turismo al contrario, quello immaginato da Greenpeace, in cui si va al mare per ammirare sversamenti di petrolio, cetacei spiaggiati e trivelle in azione, per godersi paesaggi deturpati o per ascoltare le deflagrazioni degli airgun.

“Il mare che conosciamo e amiamo, uno dei beni più preziosi per l’Italia, rischia di essere sfigurato per poche gocce di oro nero che giacciono sotto i suoi fondali: quantità marginali per i consumi del Paese ma occasione di profitto per una manciata di aziende” – ha dichiarato Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace.

Greenpeace ricorda che soltanto fra il 3 e il 12 giugno il Ministero dell’Ambiente ha autorizzato ben undici progetti di prospezione di idrocarburi in mare con la tecnica dell’airgun. Nove di questi riguardano i mari pugliesi, ma l’area concessa ai petrolieri copre tutto l’Adriatico e parte significativa dello Ionio.

Pisa1

Roma1

Roma

Roma3

Torino

Verona

Nelle settimane precedenti era stata la volta delle acque abruzzesi: grazie ai decreti già emanati, nei prossimi mesi, a pochissimi chilometri al largo della “Costa dei Trabocchi”, potrebbero essere realizzati un nuovo pozzo di ricerca e fino a dieci nuovi pozzi di estrazione. L’attacco al mare prosegue poi nel Canale di Sicilia, dove stanno per sorgere due nuove piattaforme e dove sono state autorizzate altre prospezioni con gli airgun.

Consulta qui TrivAdvisor, il progetto di Greenpeace contro le trivellazioni nei mari italiani e firma la petizione.

Marta Albè

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