L’ONU sollecita i governi a reindirizzare i sussidi per chi inquina verso progetti green

I sostegni alle altre attività che danneggiano l’ambiente dovrebbero essere destinati a realtà e progetti a tutela della biodiversità

Gli Stati dovrebbero rivedere i sostegni all’agricoltura, alla pesca e alle altre attività che danneggiano l’ambiente e reindirizzare i sussidi che oggi vengono destinati a tali attività verso progetti per proteggere e tutelare la natura.

Elizabeth Maruma Mrema, segretario esecutivo della Convenzione delle Nazioni Unite sulla biodiversità ha sottolineato che l’eliminazione di tali sussidi rientra tra i venti obiettivi per la tutela della biodiversità: rimuovere i sussidi è un aspetto da prendere sul serio, insieme all’aumento delle aree protette.

Secondo l’OCSE, ogni anno i governi investono 345 miliardi di dollari in sussidi agricoli verso aziende che inquinano il Pianeta e un rapporto del 2019 ha rilevato che per rimediare all’uso eccessivo di fertilizzanti, alla deforestazione per fare spazio alle coltivazioni e all’allevamento, si spendono un milione di dollari al minuto.

“La popolazione umana sta crescendo e le statistiche indicano chiaramente che abbiamo bisogno di più cibo e più risorse. Tutto ciò potrebbe avere un impatto sulla biodiversità. Ci sono risorse – in particolare sussidi insostenibili – che potrebbero essere reindirizzate verso operazioni più verdi”, ha dichiarato Mrema.

Dichiarazioni che arrivano alla vigilia della ripresa dei negoziati sull’accordo internazionale – fermi da diversi mesi a causa della pandemia – per fissare nuovi obiettivi per la protezione della natura.

Da domani e fino al 13 giugno prossimo, delegazioni dei governi ed esperti si incontreranno ogni giorno per discutere degli aspetti scientifici ed economici dell’accordo, per poi arrivare alla trattativa finale prevista a ottobre a Kunming, in Cina.

Tra gli temi che verranno analizzati, ci sarà anche quello dei sussidi insostenibili, cioè quelli a favore di aziende inquinanti, e della possibilità di reindirizzarli verso attività e progetti che tutelino natura e biodiversità.

Fonte di riferimento: The Guardian/Convention on Bilogical Diversity

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