La Campania presenta i risultati di una lunga indagine che prova a spiegare le correlazioni fra territorio e incidenza di tumori
La Campania presenta i risultati di una lunga indagine che prova a spiegare le correlazioni fra territorio e incidenza di gravi malattie come i tumori, in una terra piagata da inquinamento, roghi tossici e sversamenti illeciti.
Presentati ieri dalla regione Campania i risultati dello studio di biomonitoraggio ambientale “Spes” relativo al territorio regionale, alla presenza del governatore della regione, Vincenzo De Luca, e del direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, Antonio Limone. Si tratta di uno studio epidemiologico trasversale volto ad analizzare la correlazione fra esposizione ambientale e la salute umana in una terra ricca di criticità come quella campana – dagli sversamenti di rifiuti illeciti nei terreni coltivati ai roghi tossici della Terra dei Fuochi al depauperamento dell’ambiente dovuto ad un’espansione edilizia incontrollata e per quantificare il reale impatto dell’ambiente sull’incidenza di malattie oncologiche come il cancro alla vescica e al polmone.
Per questo innovativo studio, l’Istituto Zooprofilattico ha costruito un indice di pressione ambientale e suddiviso il territorio campano in celle, da cui sono stati selezionati 175 comuni e 4.200 cittadini campani (partendo da un’iniziale adesione volontaria di 30mila persone fra i venti e i cinquanta anni). Ai volontari sono stati prelevati campioni organici (urina, feci e sangue) ed è stato somministrato un questionario riguardante problemi di salute, abitudini alimentari, stile di vita. L’obiettivo dello studio è stato quello di fornire una ‘fotografia della realtà’ e attuare una ‘una medicina di prevenzione’ tarata sui problemi di salute che possono essere previsti in base a questa analisi. L’insorgere di malattie oncologiche, infatti, si può verificare anche a distanza di decenni dall’esposizione di fattori inquinanti e per questo una indagine conoscitiva avviata per tempo può risultare utile ad adottare le misure necessarie.
Siamo rimasti sorpresi quando abbiamo verificato che il valore del mercurio è cinque volte superiore al valore medio della popolazione restante in alcune aree della valle dell’Irno – ha spiegato il direttore Limone – o verificato valori di diossina o metalli pesanti in alcune aree della valle del Sabato o abbiamo valori superiori per diossina in alcuni Comuni della provincia di Caserta, che avevamo già attenzionato.
Il lavoro presentato in questi giorni è frutto di un’indagine sul territorio durata ben cinque anni, che ha preso avvio dallo studio “Campania Trasparente” – un vero e proprio piano di monitoraggio fatto sull’ambiente per approfondire l’ambiente dopo gli eventi della Terra dei Fuochi. Si è trattato di un lavoro enorme e puntuale sul territorio in Campania, che ha analizzato vari fronti:
- il terreno, di superficie e profondo;
- le falde acquifere: sono stati stimati circa 400mila pozzi abusivi, che sfuggono ai controlli dell’utenza pubblica, dove le acque potrebbero essere contaminate;
- l’aria, grazie all’uso di speciali dispositivi (detti deposimetri) per costruire un modello che studiasse la diffusione e la dispersione degli elementi contaminanti nell’aria per capire dove sono le persone che respirano i roghi e quale incidenza i roghi hanno sulle produzioni.
L’evidenza del fenomeno sul territorio regionale è stata divisa, da un punto di vista ambientale, in diverse macroaree (detti cluster):
- Volturno e Regi Lagni, dove gli agenti inquinanti trovati in proporzioni superiori alla media sono zinco e piombo (entrambi attribuibili al traffico delle automobili). I nitrati presenti nel suolo sono invece attribuibili ai pesticidi chimici usati in agricoltura.
- Area di Napoli-Campi Flegrei, dove sono stati osservati alti livelli di metalli tossici, sia nelle aree urbane che in quelle rurali, attribuibili al traffico delle auto ma anche allo sversamento dei rifiuti;
- Area Sarno-vesuviana, dove si sono registrati i più alti livelli di metalli tossici derivanti dall’uso di pesticidi (la maggiore criticità è presente nell’area presso il fiume Sarno e nella località di Terzigno, dove si sono registrate importanti contaminazioni delle falde acquifere dovute alla presenza di percolato nei terreni; inoltre, la presenza di rame è connessa all’indiscriminato uso di pesticidi nella coltivazione delle uve da vino.
- Irno e valle di Sabato, dove le industrie hanno disperso nell’ambiente metalli pesanti e idrocarburi.
Si evidenziano situazioni di particolare rilievo ed entità soprattutto nelle aree di Avellino Est, nella Valle del Sabato, nella Valle dell’Irno e in alcuni comuni del confine Napoli Nord/Caserta. In particolar modo, nella Valle dell’Irno i livelli medi sierici di mercurio appaiono superiori alla media dell’intera popolazione esaminata, i livelli medi delle diossine e degli altri composti diossino simili (PCB, PCDD, PCDF) risultano costantemente superiori rispetto a quelli misurati nei restanti cluster. I risultati delle analisi dei biomarcatori di effetto sono proporzionali alla concentrazione di metalli o diossine nel sangue.
Fonte: Facebook / CampaniaTrasparente
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