Stop alle trivelle: 10 Regioni chiedono referendum contro lo #sbloccaitalia

I rappresentanti dei Consigli regionali di 10 Regioni italiane hanno depositato ieri in Cassazione sei proposte di referendum per bloccare i tentativi del governo di trivellare i nostri mari

Trivellazioni petrolifere: contro le trivelle ben dieci Regioni italiane hanno depositato ieri in Cassazione sei proposte di referendum per bloccare i tentativi del governo di aumentare la produzione offshore di idrocarburi.

L’Italia dice dunque no alle norme dello “Sblocca Italia” che dovrebbero riattivare la ricerca e l’estrazione di petrolio e gas nei nostri mari e lo fa (anche) grazie ai rappresentanti dei Consigli regionali di quelle Regioni – Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise – che non accettano, a giusta ragione, le trivellazioni entro le 12 miglia e sul territorio.

Contemporaneamente, alcuni parlamentari di vari partiti hanno chiesto all’esecutivo di Matteo Renzi una moratoria contro le trivellazioni in Italia e una revisione della strategia energetica, anche in vista del vertice Onu sul clima che si terrà a dicembre a Parigi.

Capofila dell’iniziativa è la Basilicata, dove si estrae l’80% di tutto il petrolio italiano ormai da 25 anni e sono presenti ben 70 impianti di trivellazione.

Con questa iniziativa abbiamo cercato di tutelare il diritto di proprietà di terreni che per tanti cittadini sono il frutto di lavoro e sacrifici e con le norme dello sblocca Italia può essere messo in discussione già dalla fase di ricerca degli idrocarburi, a causa del carattere strategico e indifferibile del titolo unico. Ma cerchiamo di interpretare anche la volontà espressa nei mesi scorsi da tanti sindaci e da tanti Consigli comunali, che voglio poter dire la loro su temi di rilevante interesse per le comunità amministrate”, sottolinea il presidente della Basilicata, Pino Lacorazza.

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Un articolo dello “Sblocca Italia”, infatti, prevede che per 12 anni sia concesso il permesso di ricerca sui terreni privati alle società estrattrici. I sei quesiti chiedono per questo l’abrogazione dell’articolo di Sblocca Italia e di cinque articoli del decreto Sviluppo. Questi ultimi si riferiscono alle procedure per le trivellazioni. Su cinque articoli oggetto dei quesiti referendari presentati in Cassazione è attesa anche la decisione della Consulta che si pronuncerà da gennaio ad aprile sulla questione trivellazioni.

Il messaggio che lanciano oggi i delegati dei 10 consigli regionali al Governo Renzi, depositando in Cassazione sei quesiti referendari contro le trivellazioni previste dagli articoli dello Sblocca Italia, è forte e chiaro: il Paese non ha bisogno di inutili e dannose trivellazioni serve piuttosto urgentemente una diversa strategia energetica che liberi il Paese dalle fonti fossili e garantisca la qualità del territorio ed il benessere della popolazione, non gli interessi dei petrolieri. È ora di ascoltare la voce e le richieste delle associazioni e dei cittadini, come hanno fatto le Regioni depositando i quesiti referendari per l’abrogazione delle norme pro trivelle approvate da questo Governo e da quelli precedenti (…)”, dichiara Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente.

Entro il prossimo 14 febbraio la Corte costituzionale dovrà decidere sull’ammissibilità dei referendum. Se il giudizio sarà positivo, il presidente della Repubblica dovrà decidere la data della consultazione, che secondo la Costituzione deve tenersi tra il 15 aprile e il 15 giugno.

Germana Carillo

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