Referendum trivelle. Siamo alla resa dei conti. Oggi/Ieri 17 aprile gli italiani sono stati chiamati alle urne per esprimersi sull'abrogazione della norma in vigore, introdotta dalla Legge di stabilità 2016. Quest'ultima ha esteso la naturale scadenza delle attività di ricerca ed estrazione entro le 12 miglia dalla costa oltre la data inizialmente stabilita e per la durata di vita utile del giacimento
. Siamo alla resa dei conti. Ieri 17 aprile gli italiani sono stati chiamati alle urne per esprimersi sull’abrogazione della norma in vigore, introdotta dalla Legge di stabilità 2016. Quest’ultima ha esteso la naturale scadenza delle attività di ricerca ed estrazione entro le 12 miglia dalla costa oltre la data inizialmente stabilita e per la durata di vita utile del giacimento. Ma l’Italia non ha risposto presente alla chiamata dell’ambiente. Il quorum non è stato raggiunto e la norma resterà in vigore.
I dati
Le operazioni di voto si sono chiuse alle 23 di domenica e successivamente è stato condotto lo spoglio delle schede. Con 13,33 milioni di SI e 2,19 milioni di NO, a dominare sono stati i SI che hanno raggiunto l’85,84% dei voti contro il 14,16% dei no. Peccato che a recarsi alle urne sia stato meno di un terzo degli italiani, il 31,19% secondo i dati del Ministero dell’Interno.
Ricordiamo che i votanti, ripartiti negli 8.000 comuni e nelle 61.563 sezioni elettorali del territorio nazionale, erano 46.887.562, di cui 22.543.594 maschi e 24.343.968 femmine (al 45° giorno antecedente le elezioni). A questi vanno aggiunti i residenti all’estero. Purtroppo, a recarsi effettivamente alle urne sono stati appena 15,8 milioni di italiani.
Tra le Regioni, l’unica ad aver raggiunto il quorum è stata la Basilicata con il 50,16% dei votanti che si è recato alle urne. Fanalino di coda il Trentino Alto Adige, seguito da Campania e Calabria.
Tempi strettissimi, boicottaggio da parte del governo e bufale tirate su ad arte per scoraggiare chi fino alla fine era indeciso se andare o meno alle urne. Eppure di motivazioni per andare a votare e dire SI ce ne sarebbero state tante. Di recente Greenpeace aveva condiviso alcuni dati inquietanti: oltre 100 piattaforme petrolifere dei nostri mari sono prive di monitoraggio. Piattaforme prive di controlli perché, a detta di Eni, non prevedono scarichi in mare. Secondo l’associazione, la legge esclude che tali strutture possano subire danni.
Per approfondire: OLTRE 100 ‘TRIVELLE FUORILEGGÈ E PRIVE DI CONTROLLI: IL DOSSIER SHOCK DI GREENPEACE
Per approfondire: REFERENDUM TRIVELLE: TUTTE LE BUFALE DI CHI È A FAVORE DELLE FONTI FOSSILI
Fin dall’inizio si era subito intuito che qualcosa non quadrava. Non a caso, quando a febbraio è stata stabilita la data del referendum, le associazioni hanno subito parlato di attacco alla democrazia. Sarebbe stato certamente più ovvio e più semplice accorpare il referendum e le amministrative in un solo election day. In questo modo, non solo i tempi per una corretta campagna referendaria sarebbero stati più equi ma gli italiani avrebbero risparmiato circa 300 milioni di euro, denaro che avrebbe potuto essere speso per mettere in sicurezza il nostro paese o per interventi a favore delle rinnovabili, della mobilità sostenibile.
Per approfondire: REFERENDUM TRIVELLE, SI VOTA IL 17 APRILE: IL REGALO DEL GOVERNO ALLE LOBBY FOSSILI
La decisione di non accorpare il referendum alle amministrative è la dimostrazione che la consultazione disturbava. Per questo negli ultimi mesi è stata condotta una vera campagna a favore dell’astensionismo, che ha tirato in ballo motivazioni discutibili e che di fatto ha calpestato e sminuito il diritto degli italiani di votare a favore o contro. Di fatto, la volontà degli italiani che si sono recati alle urne è stata chiara: più di 8 su 10 hanno detto SI. Chiaramente il SI avrebbe avuto bisogno di altre azioni, di un cambiamento vero da parte del cittadino e dai suoi stili di vita fino al legislatore.
Risultati ottimi. I lavoratori hanno vinto, qualche consigliere regionale ha perso. Adesso al lavoro per un'Italia più forte #lavoltabuona
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 17 aprile 2016
Per approfondire: REFERENDUM TRIVELLE: PERCHÉ È IMPORTANTE ANDARE A VOTARE, INDIPENDENTEMENTE DAL SI O DAL NO
Gli elettori che hanno votato SI hanno capito, forse anche meglio di alcuni rappresentanti politici, che occorre limitare il più possibile il ricorso alle fonti fossili sperando in un futuro all’insegna dell’energia pulita. Ed è esattamente quello che era stato delineato dalla Conferenza sul clima di Parigi, in cui si era parlato di transizione energetica e di contenimento del riscaldamento globale attraverso una vera e propria rivoluzione globale che punti su vari fronti, dalle rinnovabili alla mobilità sostenibile.
In occasione della Cop21, per la prima volta nella storia, il mondo era unito per tagliare l’inquinamento, limitando il ricorso ai combustibili fossili e optando per soluzioni energetiche più intelligenti in grado di alimentare il nostro futuro senza mettere a repentaglio il pianeta.
Per approfondire: COP21: CHI SALVERÀ IL CLIMA? PRO E CONTRO DELL’ACCORDO DI PARIGI
Oggi non possiamo fare altro che prendere atto del disinteresse di molti connazionali nei confronti delle tematiche ambientali. Ancor più grave il fatto che siano stati spesso gli stessi rappresentanti politici, a schierarsi a favore dell’astensionismo invitando ad “andare al mare” invece di andare a votare.
Quel mare che continuerà ad essere trivellato fino a quando non avremo raschiato davvero il fondo.
Francesca Mancuso
LEGGI anche:
REFERENDUM TRIVELLE: 6 COSE CHE ABBIAMO CAPITO E CHE (FORSE) NON SAI
REFERENDUM TRIVELLE: METTIAMOCI LA FACCIA E VOTIAMO SÌ (#NOTRIV)
REFERENDUM TRIVELLE: 6 MOTIVI + 1 PER VOTARE SI (PETIZIONE)
REFERENDUM TRIVELLE: 5 COSE DA SAPERE PRIMA DI ANDARE A VOTARE
IL REFERENDUM SULLE TRIVELLE SPIEGATO IN MANIERA SEMPLICE PER VOTARE INFORMATI