Niente da fare. Il referendum sulle trivelle in mare sarà il 17 aprile. È arrivata infatti la firma del capo dello Stato. Nonostante le richieste e gli appelli arrivati dalla società civile, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato il decreto per l'indizione del referendum popolare
Niente da fare. Il referendum sulle trivelle in mare sarà il 17 aprile. È arrivata infatti la firma del capo dello Stato. Nonostante le richieste e gli appelli arrivati dalla società civile, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato il decreto per l’indizione del referendum popolare.
Cancellate con un colpo di spugna le speranze di chi auspicava in un unico turno di voto, che avrebbe permesso di risparmiare qualcosa come 350 milioni di euro di denaro pubblico che poteva essere speso in modo più utile. Ancora un regalo alle lobby fossili.
Da quando ha iniziato a circolare la notizia del referendum sulle trivellazioni, associazioni, studenti, giornali erano scesi in campo per chiedere di accorpare le elezioni amministrative che si svolgeranno nello stesso periodo al referendum.
Senza contare che la Corte costituzionale dovrà ancora esprimersi su due conflitti di attribuzione, la cui ammissibilità sarà valutata e decisa a breve. Qualora il giudizio della Corte dovesse essere positivo, il referendum potrebbe svolgersi su tre quesiti con il risultato di andare alle urne il 17 aprile, poi una seconda volta per le amministrative e una terza ancora per il referendum.
Un’assurdità. Gli svantaggi di andare al voto il 17 aprile sono tanti: in primo luogo i tempi per la campagna referendaria sono strettissimi e al limite della legge: è possibile, infatti, che non vi siano i tempi tecnici per garantire almeno i 45 giorni previsti dalle norme sulla par condicio.
Ciò significa: poco tempo per informare adeguatamente i cittadini sul referendum sulle trivelle in mare.
Per Greenpeace, quello a cui stiamo assistendo è un tentativo di Renzi di ostacolare apertamente il diritto degli italiani a informarsi e a esprimersi consapevolmente il giorno del voto:
“Tutto per scongiurare il quorum elettorale, svilire l’istituto referendario, avvantaggiare i petrolieri.”
Per il referendum, dovremo esprimerci per evitare che i permessi già accordati entro le 12 miglia possano essere prorogati oltre la loro naturale scadenza, per tutta la “durata della vita utile del giacimento”.
L’unico potere che rimane nelle nostre mani è quello della matita alle urne, in barba a chi sta facendo il possibile per negare l’importanza del referendum e per trivellare ancora i nostri mari a caccia delle ultime gocce di petrolio.
Francesca Mancuso
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