In Italia, nonostante la crisi ci sono 4.700 cave attive e 14mila abbandonate. È boom di export nei materiali lapidei ma ciò non si traduce in un aumento dei posti di lavoro. La nuova sfida è quella lanciata dall'economia circolare e che punta a ridurre il prelievo di materiale e l’impatto delle cave nei confronti del paesaggio, dando anche una nuova vita alle cave dismesse e riciclando gli aggregati
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In Italia, nonostante la crisi ci sono 4.700 cave attive e 14mila abbandonate. È boom di export nei materiali lapidei ma ciò non si traduce in un aumento dei posti di lavoro. La nuova sfida è quella lanciata dall’economia circolare e che punta a ridurre il prelievo di materiale e l’impatto delle cave nei confronti del paesaggio, dando anche una nuova vita alle cave dismesse e riciclando gli aggregati.
È quanto emerge dal nuovo rapporto Cave di Legambiente. Secondo il dossier, nel nostro paese si continua a scavare troppo e con impatti devastanti sull’ambiente, dalle Alpi Apuane alle colline di Brescia, da Trapani a Trani e la strada del riciclo è ancora molto indietro.
Le cave e la crisi
La crisi del settore edilizio degli ultimi anni ha provocato una riduzione del numero di cave attive (-20,6% rispetto al 2010), ma sono ben 4.752 le cave attive e 13.414 quelle dismesse nelle Regioni in cui esiste un monitoraggio. Se a queste aggiungessimo anche quelle delle regioni che prive di monitoraggio (Friuli Venezia Giulia, Lazio e Calabria), il dato potrebbe salire ad oltre 14mila cave dismesse.
I materiali
Ogni anno vengono estratti 53 milioni di metri cubi di sabbia e ghiaia, materiali fondamentali nelle costruzioni, e ancora 22,1 milioni di metri cubi i quantitativi di calcare e oltre 5,8 milioni di metri cubi di pietre ornamentali.
Le regioni
Ben 9 Regioni italiane non hanno piani cava ( Veneto, Abruzzo, Molise, Sardegna, Friuli Venezia Giulia, Calabria, Pr. Bolzano, Basilicata e Piemonte) e le regole risultano quasi ovunque inadeguate a garantire tutela e recupero delle aree.
La Lombardia è la prima regione per quantità cavata di sabbia e ghiaia, con 19,5 milioni di metri cubi estratto. A seguire Puglia (con oltre 7 milioni di metri cubi), Piemonte (4,8 milioni), Veneto (4,1) ed Emilia-Romagna con 4 milioni circa.
Regioni e Province Autonome |
Cave Attive |
Cave Dismesse e/o Abbandonate |
Piani Cava (regionali e/o provinciali) |
Abruzzo |
265 |
640 |
NO |
Basilicata |
63 |
35 |
NO |
Pr. Bolzano |
102 |
33 |
NO |
Calabria |
237 |
49 |
NO |
Campania |
48 |
312 |
SI |
Emilia-Romagna |
177 |
63 |
SI |
Friuli Venezia Giulia |
64 |
– |
NO |
Lazio |
260 |
475 |
SI |
Liguria |
104 |
380 |
SI |
Lombardia |
653 |
2.965 |
SI |
Marche |
181 |
1.002 |
SI |
Molise |
52 |
17 |
NO |
Piemonte |
394 |
224 |
NO* |
Puglia |
396 |
2.522 |
SI |
Sardegna |
303 |
492 |
NO |
Sicilia |
420 |
691 |
SI |
Toscana |
380 |
1.208 |
SI |
Pr. Trento |
151 |
1.107 |
SI |
Umbria |
83 |
77 |
SI |
Valle d’Aosta |
31 |
20 |
SI |
Veneto |
388 |
1.102 |
NO |
TOTALE |
4.752 |
13.414 |
Per quanto riguarda le pietre ornamentali, le maggiori aree di prelievo sono: Sicilia, Provincia Autonomia di Trento, Lazio e Toscana che insieme costituiscono il 53,4% del totale nazionale estratto. Le Regioni che invece cavano più calcare sono Molise, Lazio, Campania, Umbria, Toscana e Lombardia che superano singolarmente quota 1,5 milioni di metri cubi.
Guadagni elevati ma canoni irrisori
Rilevanti sono i guadagni per i cavatori: 3 miliardi di Euro l’anno il ricavato della vendita di inerti e pietre ornamentali a fronte di canoni di concessione irrisori (2,3% di media per gli inerti e Regioni in cui è gratis). Crescita record per il prelievo e le vendita di materiali lapidei di pregio, con esportazioni in crescita (2 miliardi di Euro nel 2015), ma si riduce il lavoro in Italia nel settore.
Prelevare e vendere materie prime del territorio è infine un’attività altamente redditizia a fronte di canoni di concessione pagati da chi cava a dir poco scandalosi. In media nelle Regioni italiane si paga il 2,3% del prezzo di vendita di sabbia e ghiaia (27,4 milioni a fronte di 1.051 milioni di volume d’affari).
In Valle d’Aosta, Basilicata, Sardegna si cava addirittura gratis, ma anche nel Lazio e in Puglia si chiedono pochi centesimi di euro per cavare inerti.
“Per Legambiente occorre promuovere una profonda innovazione nel settore delle attività estrattive – dichiara Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente –, dove non è utopia pensare di avere più imprese e occupati nel settore, proprio puntando su tutela del territorio, riciclo dei materiali e un adeguamento dei canoni di concessione ai livelli degli altri Paesi europei. La sfida per i materiali di pregio è di mantenere in Italia le lavorazioni dei materiali, dove il tasso di occupazione è più alto. Mentre per gli inerti l’obiettivo è di spingere la filiera del riciclo, che garantisce almeno il 30% di occupati in più a parità di produzione, e che può garantire prospettive di crescita molto più importanti e arrivare a interessare l’intera filiera delle costruzioni. Ma per realizzare ciò servono delle scelte e delle politiche chiare da parte di Governo e Regioni”.
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Francesca Mancuso