Rainbow Warrior: 30 anni fa l’affondamento della nave di Greenpeace

La nave era ancorata ad Auckland, in Nuova Zelanda, 30 anni fa, impegnata com'era nella protesta contro gli esperimenti nucleari a Mururoa. Due bombe la distrussero, per opera dei servizi segreti francesi, e uccisero un fotografo olandese, padre di due bambini.

La nave era ancorata ad Auckland, in Nuova Zelanda, 30 anni fa, impegnata com’era nella protesta contro gli esperimenti nucleari a Mururoa. Due bombe la distrussero, per opera dei servizi segreti francesi, e uccisero un fotografo olandese, padre di due bambini.

È la storia della Rainbow Warrior e, alla vigilia del trentesimo anniversario del suo affondamento, avvenuto il 10 luglio del 1985, Greenpeace ricorda oggi con una raccolta di immagini uno dei momenti più tristi e drammatici della propria storia.

Nelle settimane alla tragedia, la nave aveva aiutato circa 350 persone della comunità di Rongelap a spostarsi sull’isola di Mejato dalle proprie isole di origine, contaminate dai test atomici condotti dagli Stati Uniti in quell’area.

Ma verso la mezzanotte due agenti dei servizi segreti francesi fecero esplodere sott’acqua due bombe che distrussero la nave, uccidendo Fernando Pereira, 35enne fotografo olandese di origine portoghese di Greenpeace.

Non essendo più in grado di navigare, la nave fu trainata in una località chiamata Matauri Bay, dove venne definitivamente affondata.

A distanza di trent’anni la Rainbow Warrior è ancora lì, sott’acqua, a testimonianza di un evento che ha segnato per sempre la storia di Greenpeace. Il ricordo di Fernando e di quanto è successo allora è sempre vivo, e ci sprona a continuare con determinazione le nostre battaglie non violente in difesa del Pianeta“, dichiara Giuseppe Onufrio, Direttore Esecutivo di Greenpeace Italia.

Nel 1985 la minaccia globale più incombente era la proliferazione nucleare. Trent’anni dopo, a questo pericolo, si è aggiunto l’aggravarsi del riscaldamento globale.

Commemoriamo il trentesimo anniversario dell’affondamento della Rainbow Warrior celebrando il coraggio: non solo quello di Fernando Pereira, quello dei nostri attivisti, ma anche di tutte le persone che ogni giorno decidono di spendersi per un mondo più giusto, equo e sostenibile“, conclude Onufrio.

Germana Carillo

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