Ancora privi di regolamentazione gli spot sul nucleare. E Di Pietro si scaglia contro la Rai, inviando una lettera a Galimerti e a Lorenza Lei
Prima del 22 maggio niente tribune e messaggi autogestiti sui canali RAI che in televisione otterranno solo un unico spazio su RAI 3 alle 9 del mattino. La RAI, il servizio pubblico nazionale a un mese o poco più di distanza, continua a non parlare e pubblicizzare i referendum previsti per il 12 e il 13 giugno 2011 che, allo stato attuale, chiameranno i cittadini ad esprimersi su quattro quesiti: il legittimo impedimento, due sulla privatizzazione dell’acqua pubblica e infine il ritorno del nucleare. Tuttavia, l’anarchia vige sovrana in parlamento riguardo alla campagna di informazione e alla regolamentazione della par condicio da parte dei media.
Nonostante i messaggi del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che ha invitato a stringere i tempi e ad approvare la legge che metta ordine al marasma in atto, tutto è ancora molto nebuloso, per non dire tragico.
Un clamoroso ritardo, visto che il regolamento doveva essere pronto per il 4 aprile. La Rai sembrava essere in linea coi tempi, avendo reso noto che “entro i due giorni successivi alla data di entrata in vigore della presente delibera la Rai comunica all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e alla Commissione il numero giornaliero dei contenitori destinati ai messaggi autogestiti, nonché la loro collocazione nel palinsesto televisivo e radiofonico nelle fasce orarie di maggior ascolto“. Invece, complice la battaglia politica interna alla commissione di Vigilanza Rai, si è accumulato oltre un mese di ritardo. A farne le spese, i cittadini, molti dei quali non sono assolutamente informati sui contenuti del referendum e tantissimi non sanno neanche che a giugno si andrà a votare.
Per non parlare della decisione delle fasce orarie, stabilite dalla Commissione per le 14.30 su Radio1, alle 22.25 di Radio2 mentre per la tv sarebbero le 9 del mattino su Rai3. Nessuna indicazione invece sul numero di contenitori.
A denunciare le varie contraddizioni anche Antonio Di Pietro. Il leader dell’IdV ha già inviato una lettera al presidente della Rai, Paolo Garimberti, e al neodirettore generale, Lorenza Lei, affinché correggano tempestivamente la tempistica degli spot referendari che, intanto, la Rai sta mandando in onda: “Sono stati completamente ignorati i pareri formalmente espressi sul testo dai comitati promotori dei referendum sul nucleare, sul legittimo impedimento e dei due referendum sull’acqua – accusa Di Pietro -. Infatti lo spot proposto dalla Rai risulta incomprensibile e burocratico ed è stata motivata questa non avvenuta modifica accampando un parere contrario del ministero dell’Interno di cui nessuno, pero’, ha fornito riscontro formale“. “La Rai – continua- è stata più volte sollecitata a trasmettere gli spot per illustrare la data, l’ora, la modalità di voto e il contenuto dei quesiti oggetto della consultazione referendaria del 12 e 13 giugno. Nonostante queste sollecitazioni, l’impegno dell’azienda del servizio pubblico appare del tutto insoddisfacente. Unica eccezione, la trasmissione ‘Annozero’ dedicata al tema dell’energia nucleare. Inoltre, è scomparsa dai telegiornali e dall’informazione Rai ogni notizia riguardante gli sviluppi della tragedia giapponese, mentre nessun cenno è mai stato fatto ai referendum sull’acqua e sul legittimo impedimento”.
Ad accusare di “censura” la RAI in questi giorni anche un messaggio che si è diffuso viralmente via facebook e via email a firma di Mariachiara Alberton, ricercatrice dell’Eurac, l’accademia Europea di bolzano per la ricerca e la formazione interdisciplinare che avrebbe denunciato l’esistenza di una circolare RAI che le avrebbe impedito di partecipare ad una trasmissione in Radio per parlare proprio del referendum:
Sono una ricercatrice, si legge in questa lettera, mi occupo di diritto ambientale e di risorse idriche. Dovevo intervenire ad un programma Radio Rai (programmato ormai da due settimane) per parlare del referendum sulla privatizzazione dell’acqua e chiarirne meglio le implicazioni giuridiche. Ma, secondo la Alberton, intorno alle 8 del mattino in cui era fissata l’intervista, sarebbe arrivata una circolare interna Rai che ha vietato con effetti immediati a qualunque programma della Rai di toccare l’argomento fino a giugno (12-13 giugno quando si terrà il referendum), quindi il programma è saltato e il mio intervento pure.
La RAI avrebbe negato con fermezza l’esistenza di questa circolare ed effettivamente anche sul profilo facebook della ricercatrice si può leggere il seguente messaggio:
“Ho putroppo riscontrato un uso strumentale di una mia mail. Vi prego quindi di non diffondere ulteriormente. Grazie. Per chi invece interessato ad un’informazione sui quesiti referendari può leggere il documento che ho scritto alla segente pagina internet: http://bit.ly/referendum-12giugno oppure http://www.eurac.edu/en/newsevents/latest/NewsDetails.html?entryid=75341“
A prescindere dalla veridicità o meno della circolare, di sicuro quelli di giugno sono i referendum meno pubblicizzati della storia e come non ricordare la denuncia fatta dagli artisti che hanno partecipato al concertone del 1° maggio ai quali la RAI ha fatto firmare una liberatoria per non fare riferimento alcuno al referendum sul nucleare?
Francesca Mancuso
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