Raffreddare il terreno per continuare a estrarre petrolio nell'Artico, una soluzione paradossale utilizzata già dal settore petrolifero
Raffreddare il terreno per continuare a estrarre petrolio nell’Artico, una soluzione paradossale utilizzata già dal settore petrolifero ma che si sta diffondendo sempre di più. I cambiamenti climatici stanno mettendo a rischio anche gli interessi delle compagnie petrolifere.
Lo sa bene la ConocoPhillips che si è ritrovata a fronteggiare un problema. Voleva pompare 160.000 barili di petrolio in più al giorno da un nuovo progetto sul versante settentrionale dell’Alaska. Ma i combustibili fossili che essa e altri producono stanno portando al riscaldamento globale e l’Artico si sta sciogliendo. La stessa infrastruttura di perforazione dell’azienda potrebbe essere a rischio in caso di disgelo e di permafrost instabile. Che fare? La risposta sarebbe ovvia, ma purtroppo la soluzione dell’azienda va verso tutt’altra direzione.
Abbandonare o ridurre le estrazioni, o riconvertire la produzione di energia sembrerebbe ovvio e certamente la soluzione migliore per l’ambiente ma una recente analisi ambientale del progetto presentato da ConocoPhilips al Governo Usa descrive la proposta dell’azienda: usare appositivi dispositivi per raffredderare il terreno sotto le proprie strutture, isolandole dagli effetti della crisi climatica.
Un paradosso se si pensa che proprio le emissioni legate alle fonti fossili stanno alimentando i cambiamenti climatici e il riscaldamento globale. La ricerca di petrolio non vuole dunque considerare gli effetti nefasti che produce ma punta a trovare nuove misure per proteggere le apparecchiature dai pericoli dello scioglimento del permafrost e dall’aumento delle precipitazioni, entrambi risultati legati all’aumento delle temperature artiche tre volte più veloce rispetto alle medie mondiali.
Le tecnologie al servizio delle lobby per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici
Dalla Norvegia alla Russia, tante sono le nuove attività estrattive ma in particolare l’amministrazione di Donald Trump ha favorito l’esplorazione, la ricerca e l’estrazione di petrolio in un territorio delicato come l’Alaska. Proprio qui, gli Usa di recente hanno dato il via libera ad aprire una parte del rifugio nazionale della fauna selvatica artica all’industria petrolifera. E le trivellazioni si stanno espandendo sempre di più.
In mezzo a questo rapido cambiamento, l’industria petrolifera sta vivendo una rinascita nella regione, in parte grazie alle tecnologie che consentono alle infrastrutture di resistere ai cambiamenti climatici.
Una società dell’Alaska, la BeadedStream, vende apparecchiature che misurano e trasmettono i dati sulla temperatura della tundra, in modo che l’industria petrolifera possa sapere non appena essa è congelata e solida al punto da poter trasportare le attrezzature. Un’altra azienda, l’Arctic Foundations sta facendo affari vendendo i tubi che estraggono il calore dal terreno per impedire che il permafrost si scongeli sotto l’infrastruttura petrolifera. Un po’ quello che suggerisce la ConocoPhillips.
Le reazioni
Non sono mancati i commenti, perlopiù sarcastici, sui social da parte di associazioni e organizzazioni.
Amaro e ironico il tweet di Greenpeace:
Big Oil: 'So melting arctic ice means some of our drilling infrastructure won't be safe to use. Any ideas?'
The Whole World: 'Stop drilling for oil?'
Oil Major: 'No, let's just install pipes to keep the ground cold and continue drilling'https://t.co/DsWdh5z7vl
— Greenpeace International (@Greenpeace) October 19, 2020
“Nuove assurdità da Big Oil”, ha detto l’Energy Watch Group. “Cosa fai quando l’Artico si sta sciogliendo, minacciando la tua infrastruttura di perforazione, ma davvero non vuoi smettere di perforare?” ha chiesto, offrendo questa risposta sarcastica: “Bene, raffreddare il terreno sotto l’infrastruttura e continuare a perforare”.
New absurdities from Big Oil‼️
🔍What do you do when the Arctic is melting, threatening your drilling infrastructure – but you really don’t want to stop drilling?
Right, cooling the ground beneath the infrastructure & keep on drilling.. 🤦♀️https://t.co/5mm7eVOlCX
— Energy Watch Group (@EWGnetwork) October 19, 2020
“Una compagnia petrolifera che raffredda il terreno per mantenerlo congelato in modo che possa continuare a perforare mentre si scioglie a causa della sua incoscienza è un regno completamente nuovo di stupida idiozia”, ha twittato Brendan May, che presiede la società di consulenza sulla sostenibilità Robertsbridge.
An oil company cooling the ground to keep it frozen so they can keep drilling as it melts from their recklessness is a whole new realm of mindless idiocy for a #MondayMorning. 🤯🆘🌍🔥 #ClimateChange #ClimateAction #ClimateEmergency #nature #extinction https://t.co/ejUfhoUHD0
— Brendan May (@bmay) October 19, 2020
“Lascia che #BigOil neghi i cambiamenti climatici ma poi impieghi attrezzature per combatterli in modo che possa continuare a perforare ll’Artico”, ha twittato in risposta il Western Values Project.
Leave it to #BigOil to deny #ClimateChange but then employ equipment to combat it so they can keep on drilling in the arctic. #PeopleOverPolluters #ClimateAction https://t.co/ljWuFHPZ3B
— Western Values Project (@Western_Values) October 19, 2020
Soluzioni che fanno rabbrividire e che vogliono ignorare, chiaramente in nome del profitto, i danni che stanno continuando a infliggere al Pianeta.
Fonti di riferimento: U.S. Department of the Interior Bureau of Land Management
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