Questi “ponti” tra gli alberi creati dagli indigeni stanno salvando migliaia di animali dalle strade più trafficate dell’Amazzonia

La costruzione di autostrade nelle foreste brasiliane sta distruggendo la connettività degli habitat: nonostante il 40% delle specie di primati del Paese siano a rischio estinzione, i nuovi progetti infrastrutturali non riescono a mitigare gli impatti come la mortalità stradale e la perdita di connettività. Una di queste autostrade, la BR-174, attraversa la foresta amazzonica compreso il territorio indigeno del popolo Waimiri-Atroari

Sotto si costruiscono strade? E allora perché non realizzare, sopra, dei ponti artificiali che colleghino la chioma degli alberi e permettano ai mammiferi arboricoli di attraversare la strada senza essere investiti dai veicoli?

Accade in Amazzonia, dove la biologa Fernanda Abra – che ha recentemente vinto un Whitley Award, considerato l’ “Oscar della conservazione della natura” – ha avuto una splendida illuminazione: quella di installare, con la collaborazione con il popolo indigieno Waimiri-Atroari, dei ponti artificiali che consentano ai primati di attraversare in sicurezza dall’alto la strada BR-174, che attraversa la foresta amazzonica tra gli stati di Amazonas e Roraima. È nato così il Progetto Reconecta, con la Federal Transportation Agency.

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Il Brasile ha la quarta rete stradale più grande del mondo, mentre il 40% delle sue specie di primati è a rischio di estinzione: essere investiti su strade come la BR-174 è una delle principali cause di morte per loro.

Le comunità tradizionali sanno esattamente cosa è necessario per proteggere le foreste, racconta Abra, motivo per cui trovare i punti migliori per installare quei ponti con la stretta collaborazione degli indigeni è stata una delle azioni più importanti del progetto Reconecta.

Il contesto e il ruolo fondamentale degli indigeni Waimiri-Atroari

L’Amazzonia è uno dei biomi più importanti della Terra e contiene almeno il 10% della biodiversità di tutto il Pianeta. Tuttavia, è minacciata – tra le altre cose – da una rete stradale in rapida espansione, che porta alla frammentazione dell’habitat, alla mortalità della fauna selvatica e a minacce come il bracconaggio. Ancor più della fauna terrestre, le strade minacciano la sicurezza delle specie di mammiferi strettamente arboree (che vivono sugli alberi) e di alcune specie di mammiferi arboricoli. Con la perdita della connettività della chioma, gli animali scendono dagli alberi e tentano di attraversare le strade, rischiando di essere investiti, oppure rimangono al livello della chioma e soffrono per l’isolamento dal resto della popolazione, che può portare a un declino della diversità genetica.

Quando ha iniziato a progettare Reconecta, Abra aveva in mente tre aree per l’installazione di ponti pensili sulle autostrade.

strada amazzonia

@Fernanda Abra

strada amazzonia

@Fernanda Abra

Dopo aver selezionato tre strade, la sua squadra ha trovato un tratto di 125 chilometri della BR-174, che attraversa parte dei 2,3 milioni di ettari di terra abitata dagli indigeni Waimiri-Atroari. È considerata una delle aree meglio conservate del bioma, soprattutto per la governance esemplare del loro territorio ( i Waimiri-Atroari subirono uno storico genocidio durante la dittatura militare, quando il Brasile si stava espandendo verso nord, e 2.650 di loro furono uccisi ).

Quasi 30 anni fa, i Waimiri-Atroari volevano costruire ponti artificiali su questa strada – dice Abra. E i loro sforzi sono così grandi e potenti che ad oggi sono quasi 30 ponti di collegamento forestale naturale sopra la strada.

Nel 2022, dopo aver definito i luoghi e realizzato i ponti artificiali con l’aiuto degli indigeni, Reconecta ne ha installati 30 alti circa 7 metri in effetti. Tutti i ponti sono dotati di due fototrappole, una rivolta verso l’attraversamento per registrare quali animali lo utilizzano e un’altra verso la foresta per osservare quali animali arrivano lì ma decidono di non utilizzarlo.

In questo modo possiamo comprendere i tassi di accettazione e di rifiuto per i nostri ponti pensili, spiega Abra.

Con le immagini fornite dalle telecamere, nei primi 10 mesi di monitoraggio sono state documentate otto specie diverse: non solo scimmie come il tamarino dalle mani d’oro e la scimmia scoiattolo comune ( Saimiri sciureus ), ma anche kinkajous ( Potos flavus ), opossum di topo ( Marmosops sp. ), e opossum ( Didelphis sp. ).

Che tutto questo salvi questi magnifici animali!

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