Giorno dopo giorno, la tensione sembra salire alle stelle attorno a un progetto autostradale tra Castres (Tarn) e Tolosa (Alta Garonna). Qui, 14 attivisti ambientali sono in sciopero della fame e uno di loro annuncia un imminente sciopero della sete se le cose non si risolvono
Pochi sanno che, poco distante dall’Italia, dura da settimane una protesta da parte di un nutrito gruppo di attivisti ambientali. Siamo in Francia e qui, lungo i campi tra Tolosa e Castres, nel sud-ovest del Paese, dovrebbe essere costruita la nuova autostrada A69.
Va da sé che sia altissimo il malumore tra i residenti, tanto che sono almeno tre settimane che un alcuni degli attivisti hanno intentato un vero e proprio sciopero della fame. Ma lo Stato, così come anche la Regione Occitania, continuano a difendere a tutti i costi lo stato di avanzamento dei lavori.
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Una sensazione netta, questa, che emerge all’indomani dell’incontro tenutosi a Parigi su richiesta delle due associazioni, il Gruppo Nazionale di Sorveglianza degli Alberi (GNSA) di Thomas Brail e Voie est Libre (LVEL), collettivo storicamente impegnato contro il progetto, e la presidente della regione Carole Delga.
È proprio lei, la Delga, a ripetere che il progetto è stato oggetto di consultazioni per quindici anni (il progetto di mettere in collegamento Tolosa e Castres risale agli anni 2000, ndr) e che tutti i ricorsi sulla dichiarazione di pubblica utilità sono stati epurati, precisando che per il progetto, avviato all’inizio del 2023, è già stato speso il 40% dei fondi impegnati per l’intera infrastruttura, e formulando per la prima volta tre controproposte per cercare di convincere gli oppositori a porre fine allo sciopero della fame iniziato più di tre settimane fa da 14 attivisti.
Ma non ci stanno i due collettivi:
Mentre la giustizia cancella i mega bacini perché non adeguati agli effetti prevedibili del cambiamento climatico. Mentre il Consiglio di Stato respinge il ricorso in cassazione dello Stato sui bacini della collina di La Clusaz, la Delga continua a difendere un ecocidio inutile e ormai denunciato da tutta la Francia. La proposta della signora Delga non è in alcun modo una mediazione. Voler costituire gruppi di lavoro e coinvolgere così collettivi e associazioni nel progetto è inaccettabile. Non viene menzionata alcuna discussione fondamentale sul progetto. Nessuna risposta è stata fornita a questa situazione di crisi. Questa proposta non rispondeva in alcun modo alle richieste di sospensione del lavoro, prima di una vera e propria mediazione, gli scioperanti della fame hanno deciso di proseguire la loro azione.
Madame @Elisabeth_Borne, face à l’impasse du dialogue avec la région Occitanie et @CaroleDelga sur l’#A69, nous nous tournons vers vous : engageons maintenant le travail sur la protection des arbres et de la biodiversité par une médiation avec votre gouvernement ! pic.twitter.com/rpPrlNT6FY
— GNSA 🌳 Groupe National de Surveillance des Arbres (@GNSA_arbres) October 6, 2023
In questo conflitto, 14 persone sono attualmente in sciopero della fame, tra cui quattro sostenitori della causa residenti in Burkina Faso . È stato Thomas Brail, il fondatore della GNSA, ad avviare questo sciopero più di un mese fa (34 giorni al 4 ottobre).
🌎🌲Face à la néccessité d'agir pour le climat, une fois de plus c'est la consternation devant le sacrifice de notre…
Posted by Groupe National de Surveillance des Arbres on Tuesday, May 18, 2021
Perché queste proteste?
I lavori per la sua costruzione sono stati avviati dal concessionario Atosca (composto da NGE, Ascendi – il secondo operatore autostradale del Portogallo – e dai fondi infrastrutturali Quaero e TIIC) e la rete dovrebbe collegare l’A68 alla tangenziale di Castres tramite un raccordo autostradale a 2 corsie tra Castres e Verfeil per una lunghezza totale di circa 54 km.
Le associazioni collettive RN126 e PACT (“Pas d’Autoroute Castres Toulouse”) infatti l’idea e ne denunciano il forte impatto dal punto di vista ecologico. Infine si sono schierate contro l’autostrada A69 perché andrebbe a penalizzare gli automobilisti e consumatori, in quanto le attuali superstrade libere diventeranno a pagamento una volta integrate nell’autostrada e nel prezzo del pedaggio.
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Fonte: GNSA Groupe National de Surveillance des Arbres
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