Queste 8 compagnie petrolifere hanno miseramente fallito gli obiettivi climatici, nonostante quello che pubblicizzano (ed Eni è tra le peggiori)

“Continuano a resistere e a bloccare una transizione rapida ed equa verso l’energia pulita e rinnovabile” e così quello che dicono è in realtà solo greenwashing: il rapporto che smaschera 8 compagnie petrolifere, in primis ENI

Big Oil nuovamente sotto la lente di ingrandimento: soprattutto dopo gli Accordi di Parigi, le compagnie petrolifere e del gas hanno fatto promesse stratosferiche, finite tutte – o quasi – nel bel calderone del greenwashing.

A dirlo chiaro e tondo è Oil Change International che ha pubblicato il rapporto Big Oil Reality Check in collaborazione con oltre 200 organizzazioni in tutto il mondo. Il rapporto valuta gli impegni e i piani sul clima di otto compagnie internazionali di petrolio e gas rispetto a 10 criteri che rappresentano il minimo indispensabile per allinearsi all’accordo di Parigi per limitare il riscaldamento globale inferiore a 1,5°C.

Leggi anche: Limitare il riscaldamento globale a 1,5°C? Utopia (e la colpa è delle compagnie petrolifere)

Le compagnie sono:

  • Chevron
  • ExxonMobil
  • Shell
  • TotalEnergies
  • BP
  • Eni
  • Equinor
  • ConocoPhillips
compagnie petrolio

@Oil Change

Come si vede, gli autori del rapporto hanno utilizzato 10 criteri per classificare vari aspetti dei piani delle otto società su un sistema di rating che va da “completamente allineato” a “grossolanamente insufficiente” – e hanno giudicato tutti gli otto produttori di petrolio e gas come “grossolanamente insufficienti” o ” insufficiente” sulla maggior parte delle loro promesse sul clima.

Ricapitolando, quindi, ecco gli obiettivi climatici miseramente falliti:

  • le 8 major petrolifere non riescono ad allinearsi agli accordi internazionali per eliminare gradualmente i combustibili fossili e limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5°C
  • ognuna di esse azienda è “gravemente insufficiente” o “insufficiente” sulla maggior parte dei criteri
  • tre società – ossia Chevron, ConocoPhillips ed ExxonMobil – sono “grossolanamente insufficienti” – il punteggio più basso – su tutti i criteri
  • insieme, gli attuali piani di estrazione di petrolio e gas di queste 8 società sono coerenti con un aumento della temperatura globale di oltre 2,4°C
  • infine, queste 8 aziende da sole sono sulla buona strada per utilizzare il 30% del nostro bilancio di carbonio rimanente per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5°C

I sei criteri principali e il caso ENI

L’analisi si concentra su sei criteri principali:

  • il primo è l’ambizione di ridurre la produzione di combustibili fossili. Per questo, ENI mira alla produzione assoluta di petrolio e gas, ma prevede di ridurre la produzione di petrolio del 15% entro il 2030 rispetto al 2025, mentre aumenterà quella di gas (non in linea con gli accordi di Parigi)
  • il secondo è l’integrità dei metodi utilizzati per ridurre le emissioni di gas serra: nessuna delle aziende analizzate ha fissato obiettivi globali per garantire che le proprie emissioni totali diminuiscano rapidamente e in modo coerente ed Eni dichiara di voler compensare le emissioni con il programma REDD+ e progetti di cattura e stoccaggio del carbonio (Ccs)
  • il terzo criterio è l’impegno verso una transizione giusta e “centrata sulla popolazione” e non risulta che Eni soddisfi criteri di base per una transizione giusta per i lavoratori e le comunità
ENI

Il caso ENI

  • criterio numero quattro riguarda le emissioni assolute di gas serra e le emissioni di Eni ad oggi stanno aumentando, nonostante abbia obiettivo di zero emissioni nette per il 2050
  • quinto criterio: emissioni di metano. In questo caso Eni non ha obiettivi chiari
  • sesto criterio: politiche di lobbying. Eni è chiaramente coinvolta in attività di lobbying contro le politiche climatiche efficaci

QUI trovi il rapporto completo.

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