Quasi 2.500 lobbisti dei combustibili fossili alla COP28 sul clima, il record dei record

Almeno 2.456 rappresentanti dell’industria dei combustibili fossili hanno potuto partecipare al vertice globale sul clima di Dubai: si tratta di quattro volte di più rispetto al record precedente

Sono quasi 2.500 (duemilacinquecento) i lobbisti dei combustibili fossili che hanno ottenuto l’accredito alla COP28 sul clima che si sta svolgendo in questi giorni a Dubai, quattro volte in più rispetto alla precedente Conferenza sul clima. D’altronde, cosa ci si poteva attendere da una COP ospitata da un Paese come gli Emirati Arabi e che ha alla presidenza un sultano a capo della Abu Dhabi National Oil Company (Adnoc)?

A rivelare siffatta cifra, visti anche i dati pubblici diffusi dalla Unfccc sulle presenze qui negli Emirati, è stata la coalizione Kick Big Polluters Out (KBPO, che riunisce 450 organizzazioni non governative specializzate in trasparenza , tra cui Global Witness, Corporate Accountability e Corporate Europe Observatory) che punta proprio a togliere il velo (e ad allontanarli) sui lobbisti.

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Ci sono più lobbisti dell’industria fossile che delegati dei dieci Paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici messi insieme, tra cui Sudan e Tonga. E sette volte di più rispetto ai membri delle popolazioni indigene accreditati alla COP28 (316). Il record precedente, che risale solo alla COP27, organizzata nel 2022 a Sharm el-Sheikh, in Egitto, era quattro volte inferiore, con 636 lobbisti accreditati.

Li tireremo fuori da questa COP, li tireremo fuori dalle nostre comunità!”, intanto stamattina all’ingresso della COP28 a Dubai i rappresentanti dei paesi vulnerabili e delle popolazioni indigene prendono la parola dopo l’annuncio del numero di lobbisti alla COP28:
A causa di questa industria, presto ci saranno 1,2 miliardi di sfollati, grida, con il pugno alzato, Keury Rodriguez, portoricana e membro del popolo indigeno Taino. Non siamo solo sfollati, siamo stati sfollati!

Secondo i dati di KBPO, ad eccezione dei delegati brasiliani, l’insieme dei lobbisti di Shell, Total ed ExxonMobil supera per numero i delegati di quasi tutte le nazioni.

Qualcosa di davvero paradassale, che all’interno della stessa Conferenza non può che dividere: se i più moderati accettano di sedersi ai tavoli con i rappresentanti delle aziende responsabili delle emissioni di gas serra, molti altri non le mandano a dire.

Non inviteresti i trafficanti d’armi a una conferenza di pace. I Paesi e le comunità sono qui a negoziare per le loro vite, mentre le aziende fossili e i loro sostenitori sono qui per i loro portafogli. Questi sporchi trucchi non devono impedirci di raggiungere un’eliminazione graduale rapida e completa del fossile, conclude David Tong di Oil Change International.

E come dargli torto.

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