Le azioni di occupazione delle centrali a carbone degli attivisti di Greenpeace, in concomitanza con il G8, proseguono tra tensioni e rimozioni.
Le azioni di occupazione delle centrali a carbone degli attivisti di Greenpeace, in concomitanza con il G8, proseguono tra tensioni e rimozioni.
A Porto Tolle la polizia ha sgomberato quattro attivisti dalla base della ciminiera, ma l’azione continua in cima alla stessa. Greenpeace precisa che le azioni si stanno svolgendo nel pieno rispetto della non violenza. In questa sede è alta la tensione anche con i lavoratori della centrale che in una nota del portavoce del Comitato d’Azione Maurizio Ferro, dichiarano “Greenpeace rinfaccia la scelta di incrementare la produzione di energia elettrica con le centrali a carbone, ma non dice che la conversione a carbone pulito della centrale di Porto Tolle togliera’ dall’atmosfera 2,1 milioni di tonnellate di CO2, cioe’ il 18 per cento in meno, in linea con le politiche comunitarie del “20-20-20″ al 2020, rispetto all’attuale assetto dell’impianto Enel, alimentato ad olio combustibile”. Ecco perché oggi i lavoratori della centrale Enel di Porto Tolle hanno deciso di rispondere all’azione di Greenpeace con gli striscioni “go home“, “100% carbone pulito” e “andate a lavorare“.
A Venezia la direzione ha bloccato il nastro trasportatore, nonostante gli attivisti abbiano precisato che non era il loro obiettivo, e che non vi fossero problemi di sicurezza. L’associazione ambientalista non si ritiene responsabile di eventuali black-out.