Oggi il Protocollo di Kyoto compie 7 anni e questo sarà l'ultimo compleanno a livello legalmente vincolante. Dall’anno prossimo il Protocollo, mancato l’appuntamento con gli Stati Uniti dell’amministrazione Bush e dopo il recente abbandono del Canada, continuerà, infatti, solo a livello volontario. E il suo futuro sembra essere sempre più appeso a un debole filo.
Oggi il Protocollo di Kyoto compie 7 anni e questo sarà l’ultimo compleanno a livello legalmente vincolante. Dall’anno prossimo il Protocollo, mancato l’appuntamento con gli Stati Uniti dell’amministrazione Bush e dopo il , continuerà, infatti, solo a livello volontario. E il suo futuro sembra essere sempre più appeso a un debole filo.
Nato con l’obiettivo di fronteggiare la minaccia dell’effetto serra e dei cambiamenti climatici, il Protocollo di Kyoto è stato adottato dalla comunità internazionale nel 1997, nel corso della Terza Sessione della Conferenza delle Parti (COP) sul clima, istituita nell’ambito della Convenzione Quadro sul Cambiamento Climatico delle Nazioni Unite (UNFCCC), ma è entrato in vigore il 16 febbraio 2005 dopo l’adesione della Russia. Nonostante la sua giovane vita, lo sguardo sul suo futuro sembra sempre più incerto dopo la Conferenza di Durban che ha previsto di iniziare i negoziati per un nuovo trattato globale a partire dal 2015. Ma per il momento è comunque tempo di bilanci.
Ad oggi, quindi, come siamo messi quindi in Italia? Secondo i dati preliminari dell’Agenzia europea dell’ambiente, il Bel Paese dovrebbe centrare gli obiettivi: è a quota -4,8% di Co2, sull’obiettivo fissato da Kyoto del -6,5%, rispetto ai livelli del 1990 previsto dal Protocollo. Avremmo dovuto tagliare le nostre emissioni del 6,5% rispetto ai livelli del 1990 e finora siamo arrivati a -4,8%. Ma se non riuscissimo a tagliare il traguardo, la conseguenza sarebbero salatissime.
Il Kyoto Club, l’associazione che si batte per ricordare proprio gli obiettivi fissati dal Protocollo e la strategia corretta per raggiungerli, spiega che “l’Italia ha accumulato nei primi quattro anni di conteggio di Kyoto un debito di oltre 700 milioni di euro. Conteggiando anche la quota attribuita all’Italia per la forestazione (quota che però va assicurata secondo le metodologie IPCC) il debito si ridurrebbe a 300 milioni di euro”. Ma i dati aggiornati al 2011 sono migliori rispetto agli anni passati e tengono conto della diminuzione delle emissioni nocive legata alla crisi e a quanto già conquistato sul fronte dell’efficienza energetica e delle energie pulite.
“La media delle emissioni dell’ultimo triennio 2009-2011 –osserva Edo Ronchi, Ministro dell’Ambiente ai tempi della firma del protocollo e oggi Presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile – è in linea con l’obiettivo italiano. Includendo nella media anche il valore, ancora alto, del 2008 e una previsione del 2012, arriviamo a livelli di non molto superiori alla media prevista dal nostro obbiettivo 2008-2012 di Kyoto”.
Ronchi osserva però che l’impegno di riduzione delle emissioni previsto dal Protocollo di Kyoto, “contrariamente a quanto sostenuto da alcuni critici”, è limitato e non troppo ambizioso, e che quindi la sfida è spostata al 2020, quando bisognerà andare ben oltre il Protocollo. “Per il 2020 –sottolinea– dobbiamo affrontare obiettivi, europei, del pacchetto 20-20-20 più impegnativi, che, per le emissioni potrebbero essere anche aumentati al 30%. Se teniamo presente questo quadro, e quello più a lungo termine dal 2030 al 2050, i trend attuali dell’Italia, benché in linea con Kyoto, vanno rivisti con politiche e misure ben più coraggiose”.
Anche perché, nonostante in linea, se si fa particolarmente attenzione al trend delle emissioni, si può osservare come dopo un 2008 in crescita, la tendenza è stata alla diminuzione: 491,7 Mton Co2 nel 2009; 502, 6 Mton nel 2010 e una stima di 485-490 Mton nel 2011, basata sia sui dati provvisori dei consumi energetici, sia sulle flessioni nei consumi dei trasporti e dell’industria nella parte finale dell’anno, sia sul significativo incremento della produzione di elettricità da fonti rinnovabili.
“I dati dei trend in atto –osserva Ronchi– indicano quindi una tendenza, almeno nei 3 anni compresi fra il 2009 e il 2011, ad un livello di emissioni dell’Italia in linea con il suo obiettivo per il Protocollo di Kyoto. Non è da escludere che una più consistente riduzione delle emissioni che risultasse dal consuntivo finale del 2011 e un proseguimento della riduzione anche nel 2012, possano consentire di assorbire anche l’aumento del 2008” .
Ne sono convinte le Associazioni Ambientaliste che, nel giorno del settimo anniversario del Protocollo, ribadiscono la forza della green economy. Il Wwf mette in evidenza, con la presentazione dello studio “Investire sul futuro: Più posti di lavoro con un bilancio dell’Unione Europea più verde”, curato insieme con altre ONG ambientaliste internazionali, che con un miliardo di euro di investimenti ‘green’ si potrebbero creare 29 mila nuovi posti di lavoro, che potrebbero diventare quasi 53.000 nelle energie rinnovabili o 26.000 nell’efficienza energetica. Secondo Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia dell’associazione, Kyoto “è stato il primo passo per avviare una riforma generale del sistema, anche se è ovvio che gli obiettivi di riduzione sono stati troppo modesti”. Inoltre “bisogna riconoscere che non esiste forse nessuno strumento di governance internazionale che ha avviato un cambiamento così profondo e repentino a livello globale, come il protocollo di Kyoto“.
Legambiente ha invece costruito la casa ideale che risponde alle migliori pratiche dei comuni italiani. Il Cigno verde lancia il “regolamento edilizio d’Italia” e invita le amministrazioni comunali a dotarsi del “regolamento per eccellenza”, realizzato, appunto, selezionando le migliori norme di tutti i regolamenti edilizi comunali, perché il settore delle abitazioni è proprio uno dei principali responsabili dei consumi energetici italiani e dell’aumento delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera.
La casa ideale seguirà infatti la norma per l‘isolamento termico di Collegno (To) e Oristano, monterà i serramenti come richiesto da Bassano del Grappa (Vi), integrerà le fonti rinnovabili come indicato dalle amministrazioni dell’Emilia-Romagna, Lignano Sabbiadoro (UD), Brembate di Sopra (BG), Rovello Porro (CO), Falconara Marittima (AN) e Monopoli (BA); l’efficienza energetica e la contabilizzazione del calore sarà come richiesto da Novi di Modena (MO), Divignano (NO), Guidonia Montecelio (RM) e Castel Maggiore (BO); l’orientamento e la schermatura degli edifici si rifarà alla norma di Bergamo e dei Comuni dell’Empolese-Val d’Elsa (PI-FI); i materiali da costruzione saranno quelli indicati dal regolamento di Lignano Sabbiadoro (UD) e dai Comuni della Bassa Romagna (RA); il risparmio idrico e il recupero delle acque meteoriche si baserà sul modello dei Comuni del Meratese (LC) e di Caneva (PN); per l‘isolamento acustico andremo a copiare la norma di Bareggio (MI); per la permeabilità dei suoli citeremo Bolzano, mentre per la certificazione energetica sarà Udine a dettare legge. Insomma, bisogna mettere assieme il meglio di quello che si può trovare per arrivare concretamente ad azzerare i consumi energetici, a ridurre sensibilmente i consumi idrici migliorando il comfort degli spazi pubblici e nelle abitazioni.
Legambiente, così come il Wwf, invita, quindi, ad investire massicciamente nei settori dell’economia sostenibile. Non è forse questa la vera svolta di cui abbiamo bisogno per uscire dalla crisi e offrire un lavoro stabile anche per molti giovani?
Roberta Ragni