I progetti di compensazione delle emissioni di carbonio? “Spazzatura”: così le grandi aziende fanno greenwashing (e continuano a inquinare)

Le dichiarazioni sulle riduzioni delle emissioni di gas serra da parte delle aziende più inquinanti del mondo potrebbero essere state esagerate, non riuscendo a raggiungere gli obiettivi promessi

Un’analisi recente ha sollevato serie preoccupazioni riguardo ai progetti di compensazione delle emissioni di carbonio utilizzati da alcune delle aziende più ricche e inquinanti del mondo. Società come Delta, Gucci, Volkswagen, ExxonMobil, Disney, easyJet e Nestlé hanno investito milioni in crediti di carbonio che potrebbero essere “probabilmente spazzatura”, suggerendo che le loro dichiarazioni sulla riduzione delle emissioni di gas serra potrebbero essere state esagerate, secondo una nuova analisi di Corporate Accountability.

Questi progetti di compensazione del carbonio sono stati spesso presentati come una soluzione per ridurre l’impatto ambientale delle aziende. Tuttavia molti di questi progetti non sono riusciti a raggiungere gli obiettivi promessi e, in alcuni casi, potrebbero persino aver causato danni ambientali e sociali.

La ricerca ha rivelato che per 33 delle 50 principali aziende acquirenti, oltre un terzo dei loro crediti di carbonio sono “probabilmente spazzatura”. Ciò significa che molte delle dichiarazioni aziendali sulla neutralità del carbonio e sulla riduzione delle emissioni potrebbero essere state gonfiate.

Uno dei principali difetti riscontrati in questi progetti è la mancanza di addizionalità, ovvero la riduzione delle emissioni sarebbe avvenuta comunque, indipendentemente dal progetto. Questo è un problema comune nei grandi progetti di dighe idroelettriche e nei progetti di riforestazione, dove le emissioni vengono semplicemente spostate altrove.

Rachel Rose Jackson, direttore della ricerca presso Corporate Accountability, ha dichiarato:

Questi risultati aggiungono ulteriori prove alla crescente consapevolezza che il mercato volontario del carbonio è spesso una facciata di greenwashing che distrae pericolosamente dall’azione reale e duratura che le maggiori aziende inquinanti del mondo devono intraprendere.

Il mercato dello scambio di carbonio non ha prodotto i benefici planetari promessi

L’industria dei combustibili fossili è il maggiore investitore nei progetti di compensazione del carbonio, con il 43% degli 81 milioni di crediti di CO2 acquistati da compagnie petrolifere e del gas destinati a progetti con almeno un difetto fondamentale.

Anche il settore dei trasporti, che rappresenta circa un quinto delle emissioni globali, si affida molto ai crediti di carbonio. Poco più del 42% dei crediti acquistati dalle compagnie aeree e il 38% dalle case automobilistiche sono probabilmente inutili per ridurre le emissioni.

La nuova analisi si basa su un’indagine del 2023 sui 50 progetti di compensazione di CO2 più popolari al mondo. Questi progetti includono schemi di riforestazione, dighe idroelettriche, parchi solari ed eolici, smaltimento dei rifiuti e elettrodomestici più ecologici in 20 paesi, per lo più in via di sviluppo. Tali progetti rappresentano quasi un terzo dell’intero mercato globale volontario del carbonio, suggerendo che i crediti di carbonio sopravvalutati o inefficaci potrebbero essere la norma.

Gli esperti del clima affermano che il mercato dello scambio di carbonio non ha prodotto i benefici planetari promessi, ritardando la transizione dai combustibili fossili e causando danni alle foreste e alle comunità nei paesi in via di sviluppo.

Recentemente, l’amministrazione Biden ha pubblicato nuove linee guida sulla partecipazione responsabile ai mercati del carbonio volontario, ma i critici sostengono che le compensazioni siano fondamentalmente difettose. Secondo Richard Heede, co-direttore del Climate Accountability Institute:

Le compensazioni di carbonio non sono né credibili né scalabili all’urgenza e alla portata del problema climatico. Questo rapporto documenta la prevalenza di compensazioni di carbonio ‘inutili’ o ‘probabilmente spazzatura’ nel mercato volontario del carbonio globale e mina la logica aziendale per rivendicare riduzioni delle emissioni basate su tali crediti.

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Fonte: The Guardian

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