Circa 400 abitanti di un villaggio in Alaska sono costretti a trasferirsi a causa della crisi climatica che stafacendo affondare le loro terre
A causa del cambiamento climatico, gli abitanti del villaggio di Newtok, in Alaska, sono costretti a lasciare le loro case e a trasferirsi altrove.
Il riscaldamento globale, infatti, negli ultimi decenni ha causato lo scongelamento del permafrost e l’erosione delle coste a Newtok, un villaggio piccolo villaggio costeggiato da due fiumi.
Questo ha determinato un aumentato dei rischi di alluvione e di frane e provocato il cedimento del suolo, delle strade, delle fondamenta degli edifici: il villaggio sta rapidamente affondando.
Enormi pezzi di terreno crollano nei fiumi, portando l’acqua sempre più vicino alle case. Le inondazioni avvengono ormai troppo frequentemente e le famiglie rimangono isolate per lunghi periodi.
Alcuni edifici e strutture sono già stati demoliti per il pericolo crollo, altri hanno ceduto e altri ancora sono pericolosamente precari, tra cui i serbatoi di stoccaggio carburante.
Per i 380 residenti del villaggio, negli ultimi due decenni abitare a Newtok è sempre più difficoltoso ma riuscire a ad assicurarsi una nuova casa è complicato e dispendioso.
Per vent’anni dunque la comunità ha vissuto in condizioni di grande disagio, senza avere a disposizione nemmeno acqua potabile nelle case e servizi igienici.
Nessuno ha voluto investire per assicurare una vita dignitosa e sicura agli Yup’ik finché nel 2003 il Congresso ha finalmente deciso di realizzare un nuovo villaggio su un terreno vulcanico più elevato a qualche miglia di distanza da Newtok.
Da allora, il denaro è arrivato lentamente dalle agenzie statali e federali e nel tempo sono state costruite strade, abitazioni, una discarica e una centrale elettrica.
Tra qualche settimana sarà terminato un impianto di trattamento delle acque, mentre la nuova scuola sarà operativa a partire dal prossimo novembre. Presto dovrebbe essere costruita anche una pista d’atterraggio.
Il villaggio è stato chiamato Mertarvik e, per averlo, Newtok cederà le sue terre al Rifugio Faunistico Nazionale del Delta dello Yukon.
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Gli abitanti di Newtok non sono affatto felici di doversi trasferire, ma vivere nel loro villaggio diventa ogni giorno più pericoloso, così in molti hanno deciso di fare le valigie e abbandonare la propria terra.
This is what #ClimateChange looks like in #Newtok, #Alaska: "There's going to be a point in time where the village cannot sustain itself anymore, and what do you do with these people? Where do you take them?" Video: https://t.co/hO5unRvyKV, via @vicenews. #ClimateChangeInAlaska pic.twitter.com/i9B1Q35qp6
— Pacific Environment (@pacenvironment) November 29, 2017
Due settimane fa le prime 18 famiglie sono arrivate a Mertarvik, villaggio in costruzione a circa 10 miglia a sud-est dell’isola di Nelson. Altre famiglie traslocheranno questa settimana ed entro il 2023, terminata la realizzazione delle abitazioni, tutti i residenti dovrebbero giungere nel nuovo insediamento.
Per il momento infatti è stato terminato circa un terzo delle 60 abitazioni necessarie. Le case sono già collegate alla rete elettrica ma non hanno ancora accesso all’acqua e ai sistemi fognari. Serviranno ulteriori anni e fondi per terminare i lavori, quindi per ora gli Yup’ik inizieranno a creare a Mertarvik una nuova comunità, mantenendo i contatti con quella precedente a diverse miglia di distanza.
Non sarà semplice: gli studenti, ad esempio, saranno ripartiti tra le due comunità e sarà necessaria una buona organizzazione per assicurare le lezioni.
Oltre agli aspetti pratici, dividere la comunità ha anche un forte impatto emotivo poiché molte persone sono costrette a separarsi dalla terra in cui sono nate e cresciute e talvolta a lasciare amici e parenti con cui prima condividevano ogni giornata.
Molti, sebbene riconoscano il vantaggio di trasferirsi in un luogo più sicuro e dotato di servizi, avvertono l’ansia da separazione.
Gli ex abitanti di Newtok sono tra i primi a doversi spostare a causa della crisi climatica in Nord America e presto lo stesso destino potrebbe toccare ai residenti di molti altri villaggi in Alaska.
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Tatiana Maselli