Continua a Torino il maxi processo contro Louis de Cartier e Stephan Schmidheiny, i vertici della multinazionale Eternit, l’ex azienda produttrice di materiali in amianto, che fino ad oggi ha provocato ben 3000 vittime.
Continua a Torino il maxi processo contro Louis de Cartier e Stephan Schmidheiny, i vertici della multinazionale Eternit, l’ex azienda produttrice di materiali in amianto, che fino ad oggi ha provocato ben 3000 vittime.
L’accusa – secondo quanto esporto ieri dal pm Colace – è delle più terribili (soprattutto pensando alle conseguenze): l’azienda ha continuato ad utilizzare l’amianto blu, quello più pericoloso, fino al 1986, anno in cui ha chiuso.
I fatti sostenuti dall’accusa riguardano il periodo che va dal 1952 al 2008 e riguardano migliaia di casi di morte, o grave malattia per asbestosi, il tumore al polmone e altre patologie che debilitano progressivamente l’apparato respiratorio, per poi annientarlo definitivamente.
Una malattia terribile che ha ucciso molti lavoratori Eternit e anche molti dei loro familiari, a causa delle particelle dannose che volando nell’aria si sono depositate ovunque: sulle tute da lavoro, sui capelli, sulla pelle, ma anche sui marciapiedi e nelle case, infiltrandosi nei tessuti e nell’apparato respiratorio.
L’accusa ha definito Louis de Cartier e Stephan Schmidheiny come “datori di lavoro che impostarono strategie industriali che non hanno impedito la strage di lavoratori a contatto con il rischio amianto”.
Al processo sono più di 6.000 le parti civili ammesse dal Tribunale e oltre al numero di vittime, nella lista presentata dall’accusa, c’è anche disastro ambientale e omissioni dolose di cautele nei luoghi di lavoro, perché i responsabili sapevano della pericolosità dell’amianto, ma non hanno mai avvertito le famiglie, né messo in guardia i lavoratori.
Insomma, ancora una volta, un disastro ambientale e umano, che attende giustizia.
Verdiana Amorosi