Al via la prima causa climatica d’Italia! Citato in giudizio lo Stato Italiano per “inazione”

Lo Stato Italiano viene citato in giudizio per inadempienza contro la crisi climatica. Una campagna unica nella storia del paese.

Sulla scia di quanto avvenuto in altri paesi del mondo, lo Stato italiano è ora sotto il mirino delle associazioni della società civile e di una parte della cittadinanza, che lo hanno citato in giudizio per le gravi inadempienze e la scandalosa inerzia dell’Italia nell’affrontare l’attuale crisi climatica globale. La causa legale rientra in una campagna di sensibilizzazione chiamata (non a caso) Giudizio Universale.

L’iniziativa, senza precedenti nella storia del movimento italiano per l’ambiente e per il clima, è stata presentata a Roma lo scorso 5 giugno presso l’Hotel Nazionale di Montecitorio, in un evento riservato ai giornalisti e coincidente con la Giornata Mondiale dell’Ambiente. È stata promossa dalla onlus-capofila A Sud, un’organizzazione ambientalista italiana attiva sia nel campo dei conflitti ambientali che dei diritti umani e della cooperazione internazionale.

Oltre duecento soggetti, tra associazioni, cittadini, studenti, scienziati, avvocati, attivisti e volontari, hanno chiesto allo Stato azioni e politiche ambientali e climatiche concrete per contrastare l’urgente problema del riscaldamento globale.

Campagna Giudizio Universale

@A Sud ONLUS

La causa legale contro lo Stato italiano, rappresentato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, è stata presentata dinanzi al Tribunale Civile di Roma. Dei 203 ricorrenti, 24 sono associazioni, 17 minori (rappresentati in giudizio dai genitori) e 162 adulti.

I ricorrenti, che sono stati assistiti da un team legale composto da avvocati e docenti universitari, fondatori della rete di giuristi Legalità per il clima, chiedono al Tribunale di dichiarare che lo Stato italiano sia da condannare in quanto responsabile di inadempienza nel contrasto all’emergenza climatica e che l’impegno statale finora messo in campo per la mitigazione climatica sia stato insufficiente a centrare gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra fissati dall’Accordo sul clima di Parigi.

In particolare, associazioni e privati pretendono che sia imposto allo Stato italiano non un risarcimento per i danni arrecati alle vittime climatiche, ma semplicemente di tener fede all’impegno di ridurre le emissioni di gas serra del 92% entro il 2030 rispetto ai livello del 1990.

Si tratta di un vero unicum nella storia italiana. La via legale non era mai stata intrapresa nel nostro paese in materia climatica, sebbene sia uno strumento di pressione ormai largamente diffuso a livello internazionale, con esiti che spesso favoriscono le istanze dal basso. Questo straordinario contenzioso climatico dimostra, da un lato, la stretta relazione tra diritti umani e cambiamenti climatici e, dall’altro, la necessità di ribadire il diritto umano a godere di un clima stabile e sicuro.

Fonti: A Sud

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