Ripristinare il 30% di zone umide, praterie e savane potrebbe fermare la crisi climatica

Per combattere concretamente la crisi climatica bisogna investire nel ripristino di zone umide, praterie e savane: lo studio che lo dimostra

Il ripristino del 30% di praterie, savane e zone umide potrebbe essere la soluzione per preservare la biodiversità e stabilizzare le temperature.

È quanto emerge da un nuovo studio portato avanti da un team internazionale di scienziati che per la prima volta ha identificato le aree prioritarie su cui intervenire per rallentare gli effetti della crisi climatica.

A differenza di altri studi incentrati solo sul ripristino delle foreste, questa nuova ricerca ha preso in considerazione anche altri ecosistemi fondamentali per la biodiversità e per la mitigazione del cambiamento climatico.

Lo studio ha concluso che, oltre a conservare gli ecosistemi naturali ancora esistenti, dovremmo sottrarre all’agricoltura il 30% delle savane, delle praterie e delle zone umide.

Si tratta di ecosistemi spesso trascurati ma che forniscono grandissimi benefici per la biodiversità e per il clima. Il loro ripristino avrebbe costi molto inferiori e apportare benefici ambientali maggiori rispetto ad altre iniziative.

Ripristinare il 30% di savane, zone umide e praterie salverebbe infatti il 70% degli animali oggi a rischio estinzione e consentirebbe di assorbire la metà delle emissioni di CO2 accumulate nell’atmosfera dall’inizio della rivoluzione industriale a oggi.

Gli interventi dovrebbero riguardare soprattutto le zone tropicali e includere restauri attivi e passivi: mettere a dimora specie vegetali ormai scomparse, restituire acqua in zone umide oggi drenate o, in alcuni casi, lasciare che la natura si riprenda i propri spazi semplicemente smettendo di coltivare.

Sottrarre alle coltivazioni una percentuale fino al 55%, secondo i ricercatori non danneggerebbe la produzione agricola, quindi un ripristino pari al 30% è assolutamente fattibile e realistico.

Lo studio sottolinea inoltre la necessità di tutelare l’ambiente anche attraverso metodi di coltivazione sostenibili che limitino l’uso di acqua e di pesticidi nonché l’importanza di ridurre il consumo di carne e lo spreco alimentare per diminuire il bisogno di terra da destinare alla produzione di cibo.

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Fonte di riferimento: Nature

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