I cambiamenti climatici impediscono alle persone di sfuggire dalla povertà. Lo dice la Banca Mondiale

Secondo la Banca Mondiale, entro il 2030, 100 milioni di individui in più nel mondo resteranno in condizioni di indigenza se non si pone adesso un freno ai cambiamenti climatici

I cambiamenti climatici impediscono alle persone di sfuggire dalla povertà: è l’accorato allarme che arriva dalla Banca Mondiale. Entro il 2030, 100 milioni di individui in più nel mondo resteranno in condizioni di indigenza se non si pone adesso un freno ai cambiamenti climatici. Questo perché la lotta al riscaldamento globale e ai cambiamenti del clima è legata a doppio filo a quella contro la povertà.

Nel rapportoShock Waves: Managing the Impacts of Climate Change on Poverty” (Onde d’urto: gestione degli impatti dei cambiamenti climatici sulla povertà) della Banca Mondiale, infatti, si sostiene che il cambiamento climatico è un “ostacolo significativo” alla eliminazione della povertà.

I poveri hanno maggiori probabilità di essere colpiti da legati a fenomeni estremi legati alla follia del clima, come inondazioni, siccità, perdita di raccolti, i conseguenti picchi dei prezzi alimentari, l’inquinamento delle vie dell’acqua e una lunga lista di modelli meteorologici estremi che gli scienziati hanno detto aumenteranno a causa proprio del cambiamento climatico.

Questo rapporto manda un messaggio chiaro che porre fine alla povertà non sarà possibile se non ci effettuiamo una forte azione per ridurre la minaccia dei cambiamenti climatici sui poveri e ridurre drasticamente le emissioni nocive”, ha detto il presidente Gruppo della Banca Mondiale Jim Yong Kim.

Eppure, solo il mese scorso l’istituzione internazionale aveva fatto un’altra proiezione: il numero delle persone che vivono in estrema povertà calerà per la prima volta sotto il 10% della popolazione complessiva nel 2015. Il numero delle persone estremamente povere calerà dai 902 milioni (o il 12,8% della popolazione globale nel 2012) a 702 milioni (o il 9,6% della popolazione globale di quest’anno).

E ora, invece, il nuovo rapporto sottolinea che i cambiamenti climatici minacciano questi obiettivi. La relazione della Banca Mondiale, infatti, si basa su più recenti risultati che mostrano come il cambiamento climatico influisca sulla produttività e sui prodotti alimentari agricoli, a causa dei pericoli naturali come le ondate di calore, le inondazioni e la siccità e la sicurezza alimentare che viene messa a repentaglio. Questi risultati sono stati combinati con quelli ottenuti da indagini effettuate sulle famiglie in 92 Paesi che descrivono la demografia e le fonti di reddito.

Gli impatti sull’agricoltura, dice il rapporto, saranno il principale “motore” di una maggiore povertà causata dai cambiamenti climatici. Secondo i dati analizzati dallo studio, infatti, i cambiamenti legati al clima potrebbero causare perdite di raccolto globali fino al 5% entro il 2030 e 30% entro il 2080.

Cambiamenti meteorologici estremi, inoltre, potrebbero portare a un calo significativo nelle coltivazioni e, a sua volta, a un picco dei prezzi dei prodotti agricoli e un calo della sicurezza alimentare in regioni come l’Africa sub-sahariana e in Asia meridionale. In Africa, i prezzi potrebbero aumentare di ben il 12%entro il 2030 e del 70% entro il 2080.

Conseguirà, a tutto ciò, una serie infinita di effetti negativi sulla salute: il numero di persone con la malaria potrebbe raggiungere il 5%, o 150 milioni di persone, entro il 2030, dice il rapporto.

Ma il futuro non è scolpito nella pietra”, provoca Stephane Hallegatte, economista senior della Banca Mondiale alla guida il team che ha elaborato la relazione. Per prevenire queste conseguenze, infatti, gli autori del rapporto sostengono che i Paesi dovrebbero ridurre la loro vulnerabilità attraverso investimenti mirati e misure volte a combattere il cambiamento climatico, così come attraverso una vera e propria preparazione. I paesi dovrebbero aggiornare le loro difese contro le inondazioni, sviluppare sistemi di allarme precoce e colture resistenti al clima, e migliorare le condizioni socio-economiche, aumentando il reddito e fornire assistenza sanitaria universale.

Insomma, porre fine alla povertà non sarà possibile se il cambiamento climatico e i suoi effetti sulle persone povere non vengono tramutati in azioni concrete di sviluppo.

Germana Carillo

Photo Credit

LEGGI anche:

Il bambino filippino fa i compiti per strada, illuminato da un lampione

Scarpe che crescono: ma più bimbi scalzi nei paesi poveri

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Instagram