La Legge di Stabilità 2012 ha messo la parola fine alla realizzazione del ponte sullo stretto si Messina. Ma sulle casse dello Stato pende una penale da 300 milioni
Il ponte sullo stretto di Messina non si farà. La decisione, quella definitiva, è stata sancita dalla Legge di Stabilità 2012, che ha messo la parola fine all’infinita saga del ponte per collegare la Sicilia alla terraferma.
Il governo Monti ha dunque varato la Legge di Stabilità per tentare l’ardua impresa del pareggio di bilancio entro il 2013, scongiurando così l’aumento di due punti dell’Iva. E qualcosa andava pur tagliato. Non a caso il discusso ponte sullo stretto di Messina. Un no che non è di certo a buon mercato, visto che l’esecutivo potrebbe sborsare una penale di 300 milioni al Consorzio che avrebbe dovuto occuparsi della costruzione dell’opera. Altro denaro pubblico gettato al vento, ma che consentirà di porre fine alla disputa Ponte Sì, Ponte No.
Considerata un’opera irrealizzabile sotto vari punti di vista, da quello tecnico a quello economico-finanziario e soprattutto ambientale, dopo 11 anni dal varo della Legge Obiettivo e del fallimentare Primo Programma delle infrastrutture strategiche avvenuto nel dicembre 2001, il ponte non si farà.
Soddisfatti gli ambientalisti, ed in particolare Legambiente, che tramite il presidente, Vittorio Cogliati Dezza, ha fatto sapere: “Finalmente archiviato il faraonico quanto inutile (e dannoso) progetto del Ponte sullo Stretto di Messina. Bene ha fatto il Governo a mettere la parola fine a questa farsa che non è servita ad altro che a sperperare i soldi pubblici“. Ma non finisce qui.
Le richieste degli ambientalisti adesso puntano ad arginare le ulteriori perdite di denaro pubblico connesse al progetto del ponte. “Per bloccare questo sperpero, vista anche la penale di 300 milioni di euro da pagare per aver cancellato il progetto, si sciolga immediatamente la società Stretto di Messina, che pesa ancora sulle nostre tasche perché in attesa di scioglimento sin dal governo Prodi, e che altrimenti rischiamo di dover finanziare anche in futuro” conclude Cogliati Dezza.
Anche FAI, Italia Nostra, MAN e WWF Italia hanno accolto con favore la decisione del Governo, spingendo però con la chiusura della partita con “quell’ente inutile che è la Stretto di Messina SpA“. Nonostante la decisione del Governo, numerose sono ancora le domande che le associazioni si sono poste: com’è possibile che questi siano i tempi di reazione della pubblica amministrazione di fronte ad un progetto folle, che prevedeva la costruzione di un ponte sospeso ad unica campata di 3,3 km di lunghezza, sostenuto da piloni di 400 metri di altezza (più della torre Eiffel), a doppio impalcato – stradale e ferroviario – in una delle aree, quella dello Stretto di Messina, a più elevato rischio sismico del Mediterraneo e a più grave dissesto idrogeologico su scala nazionale, tutelata rigidamente per i suoi valori naturalistici e paesistici da norme comunitarie nazionali?
La richiesta delle associazioni è che oggi il Governo “faccia una severa e approfondita verifica degli interventi documentati da titoli giuridici perfezionati alla data di entrata in vigore della Legge di Stabilità 2012 (come risulta che sia scritto nella norma approvata ieri dal Consiglio dei Ministri) prima di rendere disponibili i 300 milioni di euro stanziati ieri dal Governo“. Per gli ambientalisti sarebbe “scandaloso” il fatto che nonostante la non realizzazione, il ponte potesse gravare per altri 300 milioni (complessivamente 609 milioni) sulle casse dello Stato.
Gli ambientalisti rilevano a proposito delle clausole di recesso secondo cui “l’ articolo 4 del Contratto del 2006 tra SDM SpA ed Eurolink stabilisce che il GC Eurolink avrà diritto a definitiva e completa tacitazione di ogni diritto e pretesa (…) esclusivamente il pagamento delle prestazioni correttamente eseguite al momento del recesso e al rimborso delle spese sino a quel momento sostenute integrato da un indennizzo“.
Stando così le cose, visto che il progetto definitivo non è stato nemmeno approvato in procedura di VIA, né dal CIPE, tale cifra sembra del tutto assurda.
Francesca Mancuso
Foto di: Simone Antoci
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