La transizione ecologica promossa nel Pnrr non soddisfa le associazioni ambientaliste che chiedono di più avanzando proposte concrete
Il Governo ha trasmesso al Parlamento il testo del Pnrr, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che si inserisce nel programma Next Generation EU (NGEU) in risposta alla crisi generata dalla pandemia. Almeno sul piano della transizione ecologica, però, non si è fatto abbastanza.
C’è generale delusione e amarezza per il Pnrr che, arrivato finalmente alle Camere, possiamo considerare solo un primo passo verso la tanto agognata “rivoluzione verde” ma, vista l’urgenza di una svolta green per il nostro paese, non sembra affatto sufficiente.
Nella seconda missione del Piano, che è articolato in più punti, troviamo la “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica” che stanzia complessivamente 68,6 miliardi (59,3 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza più 9,3 miliardi dal Fondo). Gli obiettivi? Migliorare la sostenibilità e la resilienza del sistema economico e assicurare una transizione ambientale equa e inclusiva.
Il Piano prevede investimenti e riforme per favorire l’economia circolare e la gestione dei rifiuti e stanzia risorse per il trasporto pubblico locale oltre che per incrementare l’efficienza energetica di edifici pubblici e privati. Si parla anche di semplificare le procedure di autorizzazioni delle fonti di energia rinnovabile, sostenere la filiera dell’idrogeno e investire nelle infrastrutture idriche.
Tante belle parole ma, in quanto a distribuzione delle risorse, non si evidenziano grandi cambiamenti e quanto stabilito ad oggi non può certo bastare.
Immediato il commento delle associazioni ambientaliste che non sono soddisfatte e hanno già evidenziato le maggiori debolezze del Pnrr, avanzando anche diverse proposte concrete.
Le repliche e le proposte delle associazioni ambientaliste
Così ha commentato in un tweet il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini:
Diciamolo, quanto previsto dal #PNRR per le infrastrutture di mobilità urbana basterebbe, forse, per Roma. 11km di metro e 85 di tram non sono l’accelerazione che ci si aspettava dal @mitgov pic.twitter.com/gwfvyqwjTU
— edoardo zanchini (@EZanchini) April 23, 2021
C’è poi la questione superbonus 110% che, nell’attuale versione del Pnrr, rimane fissato solo fino al 31 dicembre 2022. Legambiente e Fillea-Cgil chiedono invece a gran voce che sia prorogato al 2025:
“Si alla proroga del superbonus 110% ma sino al 31 dicembre 2025 semplificando l’accesso e definendo la platea degli interventi. Il superbonus rappresenta un’opportunità unica per rilanciare, da un lato, i cantieri, dall’altro per consentire alle famiglie di ridurre la spesa energetica e rendere più salubri, sicuri e accoglienti gli spazi in cui vivono, contribuendo a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Per realizzare questa svolta, occorre però prorogare e rivedere il superbonus in particolare consentendo l’accesso alla detrazione pari al 100% agli interventi che riducono le prestazioni di almeno il 50% o raggiungono la Classe A di prestazione energetica, per interventi coordinati di riqualificazione energetica ed adeguamento antisismico, per l’abbattimento delle barriere architettoniche e l’eliminazione dell’amianto”.
Il WWF ha commentato poi in una nota che il Pnrr:
“è un passo significativo ma non basta per una la rivoluzione verde che ha bisogno di una spinta ulteriore sull’energia, sulla biodiversità, sul territorio, l’economia circolare e l’agricoltura biologica. Per questa ragione Il WWF chiede al Governo di usare anche una quota significativa, almeno 10,6 miliardi di euro dei 30 della programmazione complementare al PNRR per tentare di superarne alcuni limiti e integrare e rafforzare i contenuti del Piano nelle scelte per la rivoluzione verde e la transizione ecologica in campi quali la conservazione della biodiversità, le energie rinnovabili e il contrasto ai cambiamenti climatici, la tutela del territorio, l’economia circolare e l’agricoltura biologica”.
Il Piano si pone l’obiettivo di assicurare la quota del 37% da destinare ad azioni per il clima e la biodiversità ma il Wwf chiede al Governo di usare anche una quota significativa (almeno 10,6 miliardi di euro dei 30 della programmazione complementare al Pnrr) per tentare di superare alcuni limiti. La stessa associazione ha fatto anche tante altre proposte su energia, biodiversità, territorio, economia circolare, agricoltura biologica (che potete leggere qui).
Il giudizio più severo è indubbiamente quello della Lipu che riguardo al Piano scrive:
“a un passo dal disastro. Chi ha a cuore la biodiversità agisca ora prima che sia tardi”.
Aggiungendo poi:
“La più grande occasione per cambiare strada, portando al centro la natura e un modello economico realmente sostenibile, sta per trasformarsi nell’assedio finale al territorio italiano, tra grandi opere, semplificazioni normative e biodiversità sacrificata”.
E si appella all’Europa:
“Il nostro appello va alla Commissione europea, affinché chieda la correzione del Piano, e a tutti coloro, gruppi politici, parlamentari, associazioni, mondo della cultura, abbiano a cuore la natura del nostro Paese: facciamo in modo che questo grande errore, devastante e potenzialmente senza ritorno, venga evitato”.
Fonti: Governo / WWF / Legambiente / Lipu
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