Le più belle spiagge dell’isola di Bali, un tempo brulicanti di turisti, oggi letteralmente ricoperte di spazzatura.
Kuta, Legian e Seminyak: le più belle spiagge dell’isola di Bali, un tempo brulicanti di turisti, oggi letteralmente ricoperte di spazzatura. Troppo comodo dare la colpa soltanto ai monsoni, la cattiva gestione dei rifiuti è oramai fuori controllo e la crisi legata all’inquinamento dei mari è globale.
Come scrive l’agenzia di stampa Antara, i residenti di Badung hanno cominciato a ripulire la costa nell’area di Kuta Beach il primo gennaio 2021. Uno sforzo immane, che ha portato alla rimozione solo in quella giornata di 30 tonnellate di detriti marini. Un numero mai visto finora.
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Scene non esattamente nuove, se si considera che ogni giorno dalle spiagge più famose di Bali vengono raccolte tra le 30 e le 60 tonnellate di spazzatura, con il picco peggiore da dicembre a marzo di ogni anno, quando i venti stagionali e le forti piogge lasciano i rifiuti sulla spiaggia.
Ma oramai il problema è ben più grave di quanto lo si voglia immaginare e le foto che arrivano da Bali – di surfisti locali e bagnanti che prendono il sole e camminano lungo le coste disseminate di montagne di bicchieri di plastica, lattine, bottiglie, scarpe scartate e altri detriti – sono davvero terrificanti.
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“Circa il 70% dei detriti marini sono rifiuti di plastica”, dice il colonnello Made Mahaparta del Comando militare regionale di Udayana.
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L’inquinamento da plastica è un problema serio in Indonesia. Nel novembre 2018, una balena fu trovata morta vicino all’isola di Kapota nel parco nazionale di Wakatobi, vicino a Sulawesi, con 13,2 libbre (6 kg) di rifiuti di plastica nello stomaco. E ancora, ricordate il viaggio surreale che il sommozzatore britannico Rich Horner fece nel 2018 fece nelle acque costiere proprio vicino a Bali?
Ad aprile, il governo indonesiano ha lanciato un piano per ridurre drasticamente i rifiuti di plastica nel Paese, che prevede di ridurre del 70% i rifiuti di plastica negli oceani entro il 2025 e di liberarsi dall’inquinamento da plastica entro il 2040. Ma c’è ancora tantissimo da fare, e lo dovremmo fare tutti. Nessuno escluso.
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