Pescatori si, ma di plastica. Succede a Barletta in Puglia, dove l’amministrazione ha lanciato un progetto per ripulire il mare sempre più inquinato da rifiuti plastici.
Pescatori sì, ma di plastica. Succede a Barletta in Puglia, dove l’amministrazione ha lanciato un progetto per ripulire il mare sempre più inquinato da rifiuti plastici.
Come sappiamo, l’inquinamento marino ha ormai raggiunto livelli allarmanti. Gli scienziati giurano che se si continua così entro il 2050 in mare ci sarà più plastica che pesci.
Plastica e microplastiche che distruggono la biodiversità e uccidono gli animali: pesci, tartarughe, ma anche uccelli. Documentiamo spesso il ritrovamento di rifiuti nel corpo di questi poveri animali che muoiono soffocati.
Per questo motivo, sono tante le iniziative per ripulire il mare, tra i pionieri c’è Boyan Slat che ancora diciannovenne aveva lanciato la sua idea per salvare il Pianeta. Adesso è la Puglia a unire le forze per preservare il mare.
La Regione ha chiamato a raccolta pescatori e ormeggiatori con l’obiettivo di chiedergli di pescare la plastica e poi portarla a terra dove la Barsa, l’ente che si occupa della gestione dei rifiuti, poi avvierebbe il riciclo.
“Si tratta di una sfida ambiziosa”, dice il sindaco Cannito.
Il progetto dovrebbe partire a fine marzo con la sperimentazione e potrebbe veramente rappresentare una svolta per la tutela del mare.
Basti pensare che più dell’80% dei rifiuti raccolti sulle spiagge sono plastica che finisce in mare. Piatti, bicchieri, cannucce, ma anche cotton fioc abbandonati sul litorale, ma anche sintomo della scorretta gestione dei rifiuti solidi urbani, della mancata o insufficiente depurazione dei reflui urbani.
Se da un lato dobbiamo cercare di inquinare meno, dall’altro ben vengano iniziative come questa che ripuliscono i nostri bellissimi mari.
Leggi anche:
- Plastica in mare, il Mediterraneo rischia di diventare la nuova Pacific Trash Vortex
- La spiaggia della Pelosa invasa dalla plastica dopo la mareggiata
- La quantità di plastica nel Mediterraneo è paragonabile alle Garbage Island del Pacifico Parola di Greenpeace
Dominella Trunfio