Le terribili immagini del mare del Gargano invaso dalla plastica degli allevamenti di cozze

Le coste del Gargano, in Puglia, sono sempre più invase da rifiuti plastici, connessi in particolare all'attività di pesca nell'area

Le coste del Gargano, in Puglia, sono sempre più invase da rifiuti plastici, connessi in particolare all’attività di pesca nell’area. La denuncia di Greenpeace nel suo ultimo report dedicato al tema. 

Lo splendido ecosistema del mare del Gargano è invaso da reti tubolari utilizzate per l’allevamento delle cozze e boe impiegate dal settore della pesca. È la denuncia dell’associazione ambientalista Greenpeace che, nel suo report “Plastic Litter in the Adriatic Basin”, che punta i riflettori sulle coste al largo della Puglia settentrionale: secondo l’associazione, i rifiuti riconducibili alla pesca rappresentano i rifiuti in mare più presenti nell’Adriatico.

Il settore della pesca, che trae vantaggio dalla vita degli ambienti marini, rappresenta anche uno dei più importanti contributi all’inquinamento dei mari, con moltissimi rifiuti plastici dispersi in acqua, depositati sulla spiaggia e in fondo al mare. Inoltre, fra gli allevamenti ittici, quello delle cozze è il più impattante se fatto in maniera non attenta all’ambiente.

@greenpeace

Oltre al depauperamento dell’area e alle scorrette pratiche di smaltimento, c’è da considerare i numerosi siti di stoccaggio illegali che popolano l’entroterra pugliese. Ogni anno nei mari di tutto il mondo finiscono oltre 640.000 tonnellate di reti ed attrezzi da pesca (rappresentano il 10% dei rifiuti annualmente dispersi in mare) che si trasformano in trappole per tartarughe, uccelli marini e pesci. Inoltre, secondo le stime di Greenpeace, solo una minima parte di questi rifiuti (1,5% del totale) viene riciclata.

rifiuti plastica gargano

Alcuni rifiuti ritrovati dai volontari di Greenpeace

Per fortuna, le attrezzature da pesca in plastica rientrano fra i manufatti monouso sottoposti a nuove regolamentazioni europee (in Italia in vigore dal prossimo 3 luglio): la direttiva istituisce regimi di responsabilità estesa dei produttori, che dovranno farsi carico dei costi di raccolta, trasporto e smaltimento. Ma ancora molto può e deve essere fatto per salvare un ecosistema ricco e prezioso come quello del mare.

Fonte: Greenpeace

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