Un nuovo dispositivo made in Italy di raccolta selettiva potrà risolvere il problema dei rifiuti di plastica che dai fiumi arrivano al mare.
Plastica a mare: un inquinamento che non sembra non avere mai fine, seguendo un circolo viziato che dalla terraferma arriva ai fiumi e poi da qui fino alle acque del mare. Un percorso che però potrebbe avere una fine grazie dispositivo di raccolta selettiva presentato in anteprima a Ecomondo 2017.
Nel Mediterraneo sono più di 700 le tonnellate di scarti in plastica che ogni giorno si versa: buste, bottiglie, cassette, flaconi. Di questi rifiuti, oltre l’80% che inquina il mare arriva dai corsi fluviali e deriva da attività che si svolgono sulla terraferma.
In Italia? Noi, con i nostri 90 mila chili giornalieri di plastica sversata a mare siamo al terzo posto come paese inquinante, dopo Turchia e Spagna. Ma come intervenire in modo incisivo sull’inquinamento da plastica in mare?
Partire dai fiumi può essere un’idea. Perché? Secondo uno studio di Nature pubblicato nel giugno 2017, tra 1,15 e 2,41 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica entrano attualmente nell’oceano ogni anno proprio dai corsi fluviali. I primi 20 fiumi inquinanti, soprattutto situati in Asia, rappresentano il 67% del totale globale. Nel fiume Po, il più grande inquinatore di plastica italiano, le concentrazioni campionate differivano per un ordine di grandezza tra l’inverno e la primavera, sottolineando la stagionalità della contaminazione di acqua dolce nei fiumi.
Ora Castalia, il Consorzio che da più di trent’anni opera, anche in convenzione con il Ministero dell’Ambiente, per la salvaguardia del mare, ha presentato anteprima a Ecomondo, la fiera della green economy in corso a Rimini, una tecnologia tutta made in Italy per porre una soluzione concreta.
Si tratta di un dispositivo di raccolta selettiva composto da una barriera in polietilene che intrappola e raccoglie la plastica galleggiante e semiaffondata che arriva dai fiumi. Il sistema di barriera è progettato per restare posizionato nel fiume per lungo tempo e per rimanere operativo anche durante i periodi di piogge ordinarie e, soprattutto, per non interferire con la flora e la fauna del fiume.
L’inquinamento da plastica, che secondo l’Unep, l’Agenzia ambientale delle Nazioni Unite, nel solo Mediterraneo raddoppierà entro il 2025, è una vera e propria emergenza, per l’elevato tempo di degradazione della plastica, perché i rifiuti di plastica in mare sono causa di mortalità di numerose specie animali, perché entra anche nella catena alimentare umana a causa del bioaccumulo di sostanze nocive prodotte dalla sua degradazione, perché genera danni agli habitat e agli ecosistemi marini.
“È uno strumento selettivo – spiegano i tecnici di Castalia – studiato proprio per ridurre l’input di macroplastiche trasportate dai fiumi al mare, senza essere invasivo e tenendo conto della stagionalità dei fiumi. Il sistema permette inoltre lo scorrimento libero delle acque senza alterarne la portata e la velocità, così come il passaggio di animali acquatici e dei detriti fluviali naturali, che afferiscono al mare alimentando le coste”.
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Ridurre i rifiuti di plastica a mare? Certo che si può. Ma non credete che il primo passo debba partire proprio da noi?
Germana Carillo