Uno studio condotto in Nuova Zelanda rende conto dell'incredibile quantità di microplastiche alla quale siamo esposti ogni giorno, con conseguenze drammatiche per la nostra salute
Ogni giorno, sulle nostre teste piove una quantità incredibile di particelle di plastica, della cui presenza neanche ci accorgiamo, ma le cui conseguenze per la salute (nostra e dell’ambiente) iniziano a farsi sentire con forza.
È quanto denunciano alcuni ricercatori dell’Università di Auckland, in Nuova Zelanda: ogni giorno una media di quasi 5000 particelle di microplastica per metro quadrato si depositano dei tetti urbani della città. Si tratta di una cifra impressionante – soprattutto se si pensa che essa corrisponde a circa 74 tonnellate di plastica ogni anno (equivalenti a circa tre milioni di bottiglie di plastica).
Anche in altre città del mondo – come Londra, Amburgo o Parigi – si sono condotte indagini simili, che hanno portato a risultati diversi: sui tetti di Londra, per esempio, i ricercatori hanno trovato “appena” 771 particelle di microplastica per metro quadrato di superficie.
Questo non vuol dire che la Nuova Zelanda sia più inquinata della capitale britannica. La diversità nei risultati deriva piuttosto dai diversi metodi di conduzione degli studi. Ad oggi, infatti, non esiste ancora un protocollo standard per l’identificazione delle microplastiche – questo significa che ogni studio viene condotto in modo leggermente diverso.
Lo studio neozelandese, diversamente da quello condotto nel Regno Unito, ha tenuto conto anche delle più piccole particelle plastiche presenti nell’aria urbana (fino a 0,1 millimetri di diametro), sollevando preoccupazioni circa la possibilità che le particelle vengano inalate dall’essere umano e si trovino ad accumularsi all’interno dell’organismo.
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È probabile che i ricercatori di tutto il mondo abbiano sottostimato drasticamente le microplastiche trasportate dall’aria – spiega il ricercatore Joel Rindelaub. – Il lavoro futuro deve quantificare esattamente la quantità di plastica che respiriamo.
Auckland è una città costiera, dotata di due grandi porti. La presenza del mare (il Golfo di Hauraki) vicino alla città e il moto delle onde potrebbero giocare un ruolo importante nella diffusione delle microplastiche nell’aria urbana: le particelle inquinanti, infatti, potrebbero venire trasportate dall’acqua.
La produzione di microplastiche trasportate dall’aria dalle onde che si infrangono potrebbe essere una parte fondamentale del trasporto globale di microplastiche – afferma ancora Rindelaub. – E potrebbe aiutare a spiegare come alcune microplastiche entrano nell’atmosfera e vengono trasportate in luoghi remoti, come qui in Nuova Zelanda.
Per ben nove settimane – nei mesi di settembre, ottobre e novembre del 2020 – i ricercatori hanno censito e analizzato le particelle di microplastiche che si sono depositate sui tetti della città. Si è osservato come, al cambiare della direzione del vento, anche le particelle plastiche cambiavano.
Quando i venti hanno attraversato il centro di Auckland, le microplastiche sottovento erano più grandi, indicando che la plastica aveva subito un minore invecchiamento ambientale e proveniva da una fonte più vicina. In generale, quasi tutte le particelle analizzate erano troppo piccole per essere viste ad occhio nudo – ma non per essere inalate e finire all’interno dei nostri polmoni.
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Fonti: Environmental Science & Technology / Università di Auckland
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