Artico: Blitz di Greenpeace su una piattaforma petrolifera russa

Questa volta hanno tentato di scalare la piattaforma petrolifera di Gazprom situata nell'Artico. Gli attivisti di Greenpeace, alle 4.30 ora di Mosca, si sono lanciati all'assalto della piattaforma Prirazlomnoie di proprietà di Gazprom

Questa volta hanno tentato di scalare la piattaforma petrolifera di Gazprom situata nell’Artico. Gli attivisti di Greenpeace, alle 4.30 ora di Mosca, si sono lanciati all’assalto della Prirazlomnoie di proprietà di Gazprom.

Cinque gommoni sono stati lanciati dalla nave di Greenpeace International Arctic Sunrise, diretti verso la piattaforma nelle acque di Pechora, nella zona nord-occidentale della Russia. Uno dei gonfiabili è stato subito affrontato dalla Guardia Costiera e due attivisti sono stati arrestati. Gli altri due invece sono riusciti a raggiungere la piattaforma petrolifera e, secondo quanto annunciato da Greenpeace, vi rimarranno il “più a lungo possibile”.

Ma perché proprio Prirazlomnoie. Non una scelta casuale quella degli attivisti. Quest’area, bagnata dal mare di Pechora, ospita la piattaforma di Gazprom, che sarà operativa nel primo trimestre del 2014.

Già lo scorso anno, Greenpeace aveva effettuato un blitz nello stesso luogo, ad agosto del 2012, e tra gli attivisti allora era presente anche il direttore esecutivo dell’organizzazione, Kumi Naidoo.

Perché proprio questa piattaforma? Le risposte sono purtroppo numerose, almeno tanto quanto i rischi che l’Artico sta correndo.

Questa piattaforma di petrolio arrugginita è un disastro artico in attesa di accadere. Siamo a centinaia di chilometri di distanza da imbarcazioni di emergenza o da osservatori indipendenti, ma proprio accanto ad un ambiente incontaminato dell’Artico che è la patria di orsi polari, trichechi e uccelli marini rari” spiega l’associazione.

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E il peggio deve ancora venire. Secondo gli scienziati del National Snow and Ice Data Center, il ghiaccio marino artico sta per raggiungere il suo punto più basso per il 2013. Il livello sarà significativamente al di sotto della media del lungo periodo ed è coerente con le previsioni di un crollo in mare del ghiaccio.

L’anno scorso abbiamo bloccato questa piattaforma per 5 giorni” spiega Greenpeace, che lamenta il fatto di permettere alle “grandi aziende di trivellare più del petrolio che sta sciogliendo l’Artico e distruggendo il nostro clima”.

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Come se non bastasse, Gazprom avrebbe firmato un accordo con la Royal Dutch Shell per sfruttare ulteriormente la piattaforma artica della Russia. Anche se le operazioni congiunte di perforazione Shell – Gazprom si svolgerebbero ad alcuni anni di distanza, la partnership esporrebbe gli investitori della Shell agli enormi rischi connessi.

Secondo l’attivista Faiza Oulahsen, che sulla Arctic Sunrise, la Shell starebbe collaborando con “una delle compagnie petrolifere più spericolate sulla terra per sfruttare le normative deboli in Russia”. E aggiunge: “Hanno esaurito le opzioni e sono alla disperata ricerca delle ultime gocce di petrolio rimaste sul pianeta.”

Foto: Greenpeace Italia

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