La Regione Veneto dovrà fornire i dossier completi relativi alla presenza di Pfas negli alimenti. Lo stabiliscono due nuove sentenze del Tar del Veneto che ha accolto i ricorsi presentati dal movimento Mamme No PFAS e da Greenpeace.
Entro il 7 giugno la Regione Veneto dovrà fornire i dati completi relativi alla presenza di Pfas (sostanze perfluoroalchiliche utilizzate in campo industriale che rappresentano un serio rischio per la salute) negli alimenti. Lo stabiliscono due sentenze pubblicate dal Tribunale Amministrativo Regionale del Veneto, che ha accolto i ricorsi presentati dal movimento Mamme No PFAS e dall’associazione ambientalista Greenpeace, dopo che le autorità regionali avevano negato in parte l’accesso ai documenti.
“Si tratta di sentenze storiche. Da circa due anni chiediamo trasparenza alle autorità locali con tutti gli strumenti che la legge mette a disposizione e finalmente il TAR ci dà ragione” – commentano Greenpeace e le Mamme No PFAS – “Le persone che da decenni subiscono le conseguenze di tale inquinamento hanno il diritto di sapere i dettagli della contaminazione degli alimenti coltivati in zona, quali sono i prodotti più a rischio e la loro provenienza, con riferimento a tutte le 12 sostanze perfluoroalchiliche che sono state analizzate. Con questo non vogliamo assolutamente creare allarmismi e tantomeno criminalizzare le categorie produttrici che sono anch’esse vittime di questo grave inquinamento. Proprio per questo abbiamo chiesto anche di conoscere le attività ispettive svolte dalla Regione Veneto di ulteriore controllo e le azioni di tipo PRECAUZIONALE. Perché è proprio l’aspetto PRECAUZIONALE che può e deve aiutare le aziende produttrici”.
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Un importante traguardo per i cittadini veneti
Sono numeri che i cittadini veneti attendono da diversi anni, in particolare da quando è stato commissionato uno studio sulla presenza di queste pericolose sostanze all’Istituto Superiore di Sanità. E sono migliaia le persone che vivono i Veneto interessate dalla contaminazione de Pfas, che vanno a influenzare l’intera catena alimentare, dalle piante agli animali, entrati a contatto con l’acqua contaminata. La presenza di Pfas a scopo industriale ha reso imbevibile l’acqua della falda si trova nel sottosuolo delle province di Verona, Vicenza e Padova. Diversi rischi per la salute connessi alla presenza di questi composti chimici fluorurato di origine sintetica, tra cui l’insorgenza di tumori e l’infertilità. Uno studio scientifico condotto in Veneto nel 2019 ha anche rivelato che gli Pfas minacciano gravemente la salute di donne in gravidanza e neonati.
Finora i dati disponibili sulla presenza di tali sostanze pericolose venivano forniti dalla Regione in modo aggregato e limitati a soli due composti, ma soprattutto non erano geolocalizzati. Da anni la Regione aveva opposto il diniego alle varie istanze di accesso agli atti, sostenendo che la condivisione dei documenti avrebbe violato la privacy dei soggetti osservati, oltre ad ostacolare le inchieste giudiziarie in corso. Contro questa motivazione si era espresso anche il Garante dei diritti della persona, il quale aveva osservato che le informazioni richieste rientravano nel perimetro delle informazioni accessibili in quanto riguardavano “emissioni nell’ambiente”.
Le sentenze del Tar del Veneto rappresentano quindi un importante traguardo che permetterà di fare chiarezza su una questione delicata che riguarda non soltanto l’ambiente, ma anche la salute umana.
Fonte: Greenpeace/Mamme No Pfas
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