Sì alla ricerca di petrolio nell'Adriatico. Lo ha deciso il Consiglio di Stato che ha bocciato i ricorsi presentati dalle Regioni Abruzzo e Puglia contro il ministero dell'Ambiente e la società Spectrum Geo Lfd. Niente da fare. Dall'Emilia Romagna alla Puglia, non si salva nessuno
Sì alla ricerca di petrolio nell’Adriatico. Lo ha deciso il Consiglio di Stato che ha bocciato i ricorsi presentati dalle Regioni Abruzzo e Puglia contro il ministero dell’Ambiente e la società Spectrum Geo Lfd. Niente da fare. Dall’Emilia Romagna alla Puglia, non si salva nessuno.
Potranno infatti essere condotte attività di prospezione e ricerca di gas al largo della costa adriatica. Le decisioni sono contenute in una serie di sentenze pubblicate tra il 28 febbraio e l’8 marzo dal Consiglio di Stato.
I ricorsi erano stati proposti lo scorso 26 ottobre dall’Abruzzo, dalla Puglia e da alcuni Comuni pugliesi, contro i decreti del Ministero dell’Ambiente (il parere di compatibilità ambientale) che davano il via libera alle ispezioni di ricerca di idrocarburi, al largo delle coste con l’airgun. La decisione del Consiglio di Stato permetterà quindi alle società petrolifere di utilizzare questa discussa tecnica i cui effetti potrebbero ripercuotersi sulla fauna e la flora marina.
Con l’airgun si provocano esplosioni sotto la superficie del mare tramite cannoni ad aria compressa, generando onde sismiche sottomarine. Tramite dei rilevatori sonori si può così verificare o meno la presenza di petrolio.
Foto: Legambiente
Il Tar del Lazio, nel 2016, aveva rigettato il ricorso di primo grado della Regione Puglia, che si era rivolta al Consiglio di Stato sperando in un ribaltamento della sentenza. Stessa cosa è accaduta per il ricorso di primo grado dell’Abruzzo.
Adesso purtroppo non si potrà impedire l’avvio delle previste piattaforme per la ricerca di gas e idrocarburi sul fondale marino, lungo un’area di oltre 30mila metri quadrati, che tocca numerose città adriatiche, da Rimini a Termoli, da Rodi Garganico a Santa Maria di Leuca, nello splendido Salento.
Cosa accadrà adesso? Entro la fine del mese di marzo ne sapremo di più visto che sarà resa nota anche la relazione del Gruppo tecnico chiamato dal Ministero dello sviluppo economico. Quest’ultima fornirà un supplemento di valutazione sulle indagini geofisiche legate alla ricerca di idrocarburi.
Le associazioni sono già sul piede di guerra. Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia, ha commentato:
“Ribadiamo il nostro appello, questa volta rivolgendoci ai parlamentari pugliesi neoeletti, nonché alla Regione, di farsi promotori di una legge che vieti la tecnica dell’airgun, estremamente pericolosa e impattante per l’ecosistema marino, oltre che la redazione di un Piano delle Aree per le attività di prospezione, ricerca e coltivazione degli idrocarburi, da sottoporre a valutazione ambientale strategica, per avere un quadro degli effetti cumulativi delle attività petrolifere in corso, visto che la nostra regione continua a far gola alle società petrolifere”.
LEGGI anche:
- Via libera a nuove trivellazioni entro le 12 miglia: il triste regalo alle lobby del petrolio
- Petrolio: approvate le ricerche con l’airgun che minacciano i nostri mari
- Caccia all’ultima goccia di petrolio in Italia: la guerra delle trivellazioni
Francesca Mancuso