Strane chiazze sono apparse sulle spiagge degli Stati di Alagoas e Pernambuco, situati nel nord-est del Brasile, un vero disastro ambientale
Il petrolio continua a far paura. Strane chiazze sono apparse sulle spiagge degli Stati di Alagoas e Pernambuco, situati nel nord-est del Brasile e sono ancora la scia del disastro ambientale che ha messo a repentaglio tutto il territorio.
Lo scorso anno era successa più o meno la stessa cosa, senza contare che in generale 1500 chilometri della costa brasiliana sono ciclicamente invase dal petrolio che contamina spiagge e uccide pesci e uccelli, oltre che distruggere la biodiversità.
La sostanza inquinante è apparsa proprio nel primo giorno di riapertura delle spiagge, dopo la chiusura dovuta all’emergenza coronavirus. Per il governo di Pernambuco, le prime valutazioni tecniche mostrano che il materiale trovato su una delle spiagge proviene da chiazze di petrolio che hanno colpito la costa nord-orientale l’anno scorso. Questo materiale si sarebbe sedimentato o rimasto intrappolato nei coralli, raggiungendo le sabbie della costa a causa di una “combinazione di fattori meteorologici”.
Il Dipartimento per l’ambiente e la sostenibilità di Pernambuco ha confermato che le chiazze di petrolio si trovano su tre spiagge di due città Cupe (a Porto de Galinhas) e Muro Alto, a Ipojuca e Tamandaré, nell’omonimo comune. Secondo il Sottosegretario di Stato per l’ambiente e la sostenibilità, José Bertotti, anche se con minore frequenza, residui di petrolio continuano a raggiungere le spiagge a causa delle maree. Adesso tutto il materiale inquinante sarà raccolto e inviato a discariche industriali per il corretto smaltimento, ma è impossibile sapere il disastro già causato.
Secondo il Segretariato di Stato per l’ambiente e le risorse idriche (Semarh), fino a novembre dello scorso anno, erano già state raccolte oltre 2250 tonnellate di rifiuti contaminati sulla costa dell’Alagoas. Da quel momento in poi, gli eventi sono diventati meno frequenti e la responsabilità è stata lasciata alle agenzie federali. Ma già a 20 marzo, Ibama aveva 130 città in 11 stati colpite da macchie di petrolio e sedimenti. Tonnellate di rifiuti contaminati sono stati raccolti da spiagge, mangrovie, coste e altri habitat. L’origine della sostanza e le cause del disastro ambientale che, ad agosto, compirà un anno, sono ancora oggetto di indagine da parte della Marina e della polizia federale (PF). Inoltre, a novembre, la Camera dei deputati ha istituito una commissione parlamentare d’inchiesta (CPI) per monitorare la questione.
Fonti: UOL/Agencia Brazil