È peggio del previsto. La "marea nera" provocata dall'incidente accaduto alla petroliera iraniana Sanchi è triplicata. Le sue dimensioni infatti si sono estese molto negli ultimi giorni
È peggio del previsto. La “marea nera” provocata dall’incidente accaduto alla petroliera iraniana Sanchi è triplicata. Le sue dimensioni infatti si sono estese molto negli ultimi giorni.
Ieri, le autorità cinesi hanno esaminato tre chiazze di petrolio rilevando una superficie totale di 332 km quadrati rispetto ai 101 kmq calcolati lo scorso mercoledì. In particolare, la State Oceanic Administration (SOA) ha individuato una chiazza di petrolio lunga 5,4 km e larga 1,4 km a circa 5 km dalla posizione della nave.
La petroliera che trasportava 136.000 tonnellate di condensato è affondata lo scorso week end dopo due settimane dallo scontro col mercantile CF Crystal di Hong Kong. Adesso a una settimana dall’affondamento, la situazione sembra tutt’altro che rosea.
Anche se inizialmente le conseguenze erano state minimizzate, purtroppo com’era prevedibile i problemi sono molto gravi. A rendere difficile la conta dei danni è il fatto che la petroliera trasportava il condensato, una sostanza meno visibile e più solubile rispetto al greggio. Essa infatti non forma la tipica chiazza nera. Inoltre, una parte è evaporata a seguito degli incendi divampati subito dopo lo sconto.
“Il condensato trasportato dal Sanchi non forma una superficie liscia tradizionale quando viene versato, ma è comunque altamente tossico per la vita marina e molto più difficile da separare dall’acqua” spiegano le autorità cinesi.
Tre navi della guardia costiera hanno lavorato fino a ieri notte per valutare lo sversamento. E si teme anche per le sostanze che l’imbarcazione riverserà nelle acque a seguito dell’affondamento, tra cui anche il combustibile. Oltre al petrolio, il Sanchi trasportava anche un serbatoio di carburante in grado di ospitare circa 1.000 tonnellate di gasolio.
Se tutto il carico del Sanchi si riversasse in mare, sarebbe una delle più grandi chiazze di petrolio causate da una nave degli ultimi decenni. In confronto, nell’ottava peggiore fuoriuscita di petrolio dagli anni ’60, la Sea Star sversò in maree 115.000 tonnellate nel Golfo di Oman nel 1972.
Ad aggravare la situazione anche il fatto che l’area in cui la nave è affondata è un importante terreno di riproduzione per specie come il calamaro e il luogo in cui animali come il pesce chirurgo giallo e il granchio reale o blu vanno a svernare.
Come se non bastasse, il relitto si trova sul percorso migratorio di numerosi mammiferi marini, come megattere e balene grigie.
“Anche se è improbabile che l’incidente abbia un impatto significativo sull’ecologia costiera, ha già avuto un effetto sulla vita marina. Ma è necessario effettuare più osservazioni per sapere quanto sarà grande l’impatto concreto” ha detto Liu Hongbin, professore alla Ocean University della Cina.
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Gli scienziati cinesi hanno già messo in guardia la popolazione sul consumo di pesce, invitando chi vive nelle zone costiere a ridosso del luogo del disastro di evitare di acquistarne almeno fino a quando non sarà compreso fino in fondo l’impatto dell’incidente.
Francesca Mancuso