La minaccia dei pesticidi incombe ormai praticamente ovunque, persino in luoghi apparentemente incontaminati come il Parco Nazionale dello Stelvio, come emerge dal rapporto ISPRA relativo al biennio 2017-2018
La minaccia dei pesticidi incombe ormai praticamente ovunque, persino in luoghi apparentemente incontaminati come il Parco Nazionale dello Stelvio, una delle più grandi riserve naturali d’Europa. In Alto Adige, infatti, i pesticidi usati innanzitutto per la coltivazione di mele e uva, finiscono per inquinare anche l’aria, l’acqua e il suolo, rappresentando un pericolo per l’ambiente, la biodiversità oltre che per la salute umana. E i dati contenuti nell’ultimo report dell’ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), in riferimento al biennio 2017-2018, non sono affatto rassicuranti. Dal monitoraggio sono emersi, infatti, residui di sostanze pericolose rilevate nelle acque del Parco dello Stelvio.
Il dati del rapporto ISPRA sui pesticidi in Italia
Nell 2018, le vendite di prodotti fitosanitari nel nostro Paese sono state pari 1a ben 14.396 tonnellate, anche se a partire dal 019 si è assistito ad una lieve diminuzione delle quantità di sostanze chimiche messe in commercio. Sono circa 400 le sostanze attualmente in uso in Italia, a cui si aggiungono alcune ormai vietate che possono rappresentare ancora un problema per l’ambiente a causa della loro elevata persistenza.
Come si legge nel report Ispra, “il dato 2018 rileva nelle acque superficiali presenza di pesticidi in 1.530 punti di monitoraggio (77,3% del totale) e in 6.107 campioni (53,6% del totale). Nelle acque sotterranee pesticidi sono presenti in 1.003 punti di monitoraggio (35,9% del totale) e 1.733 campioni (31,2% del totale) (Tab. 5.1).
Rispetto al 2017 si osserva un incremento dei ritrovamenti, sebbene nelle acque sotterranee la ricerca
sia meno estesa.”
Le sostanze chimiche trovate sono in totale 299 (a fronte di 426 cercate): 278 nelle acque superficiali, 264 in quelle sotterranee. A differenza di quanto rilevato negli anni precedenti, nel corso del monitoraggio del 2018, sono gli insetticidi la categoria di pesticidi più utilizzata in Italia (nel 44% dei casi), mentre al secondo posto troviamo gli erbicidi. In quest’ultima categoria spicca il glifosato, l’erbicida più usato in Italia e nel mondo nonché uno dei contaminanti più pericolosi per le acque.
“Nelle acque superficiali le sostanze più frequentemente riscontrate sono erbicidi – si legge nel rapporto ISPRA – il glifosate e il metabolita AMPA, cercati in 11 regioni (Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Liguria, Bolzano, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Sicilia), sono riscontrati, ad eccezione della Valle d’Aosta, con frequenze complessive rispettivamente del 43% e del 66%; l’erbicida metolaclor e il suo metabolita metolaclor-esa hanno frequenze del 19 e 30% (il metabolita è cercato solo in Friuli-Venezia Giulia); i triazinici, 2-idrossiatrazina, terbutilazina, terbutilazina-desetil, 2- idrossiterbutilazina e atrazina desetil desisopropil, sono presenti con frequenze dal 18% al 13% dei campioni; il bentazone è riscontrato nel 10% dei casi. Tra gli insetticidi, l’imidacloprid è ritrovato con una frequenza del 20%, il clorantraniliprolo con l’11%. I fungicidi più frequenti sono boscalid, dimetomorf e metalaxil-M con frequenze dal 14% al 10%.”
I pesticidi rilevati in Alto Adige
A destare grande preoccupazione è l’uso massiccio dei pesticidi in Alto Adige. Per quanto riguarda questo territorio italiano, negli anni 2017 e 2018 il monitoraggio ISPRA ha interessato le acque superficiali che scorrono nelle zone agricole tra Merano e Bolzano, dove i pesticidi vengono usati per la coltivazione di alberi da frutto e per la viticoltura intensiva.
In riferimento al 2017, nelle acque superficiali sono stati trovati residui di pesticidi in 70,59% dei punti di monitoraggio e nel 34,69% dei campioni. In totale sono state rinvenute 46 sostanze diverse, tra cui spiccano boscalid, metossifenozide, penconazolo, imidacloprid, dimetomorf, fluodioxonil e difenilammina. Nelle acque sotterranee, invece, sono state rilevate 2 sostanze: esazinone e simazina.
Per quanto concerne il 2018, nelle acque superficiali è stata rilevata la presenza di residui in 14 punti di monitoraggio (87,5%) su 16, e nel 37,6% dei campioni. Complessivamente sono state rintracciate 42 sostanze, con maggiore frequenza: boscalid, metossifenozide, glifosate, clorantraniliprolo, fluodioxonil, imidacloprid e difenilammina. Per le acque superficiali il livello di contaminazione è risultato superiore ai limiti di qualità ambientale in 3 punti: a Magrè sulla Strada del Vino (nella Fossa Grande di Caldaro), a Roverè della Luna (nella Fossa Piccola di Caldaro), e a Laces (nel Rio Plima), che scorre in Val Martello, nel Parco Nazionale dello Stelvio.
Proprio nelle acque del Parco Nazionale dello Stelvio, che dovrebbe essere tra le aree naturalistiche più preservate al mondo, sono state rilevate tracce di due pericolosi pesticidi: il metazaclor, diserbante molto pericoloso per l’ambiente, e il clorpirifos, uno degli insetticidi più controversi al mondo, che può provocare gravi problemi di salute, specialmente ai bambini.
“In Alto Adige i pesticidi vengono utilizzati in gran parte nella coltivazione delle mele e della vite, e sono pericolosi perché la loro azione non si limita esclusivamente agli organismi ritenuti nocivi” – sottolinea Luigi Mariotti del WWF di Bolzano – “I pesticidi presentano un effetto su aria, acqua, terreni, piante e animali. Essi rappresentano un pericolo per la salute delle persone”.
Insomma, ormai i pesticidi stanno contaminando l’ecosistema di luoghi che non avremmo mai immaginato!
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