Gli ultimi dati del monitoraggio ambientale in 6 postazioni urbane di Conapi, non mostrano nulla di buono. Rispetto agli anni precedenti si registra infatti un peggioramento, sia in quanto a residui di pesticidi che ai metalli pesanti
Gli ambienti urbani – come possiamo immaginare – tra smog, residui di pesticidi e metalli pesanti, non se la passano molto bene. Ma la fotografia dell’ultimo report Conapi segnala una situazione addirittura in peggioramento.
Sono stati presentati pochi giorni fa i nuovi dati di “Api, Orti e Verde Urbano”, progetto pluriennale di monitoraggio ambientale delle postazioni urbane, condotto dal Consorzio Nazionale Apicoltori (Conapi) in collaborazione con Claudio Porrini del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Università di Bologna e con le associazioni che gestiscono le postazioni delle 6 città coinvolte (Bologna, Torino, Milano, Bari, Faenza e Roma).
Lo scopo dell’indagine è, come scrive Conapi:
Mostrare l’efficacia delle api come bioindicatori dello stato di salute dell’ambiente e sensibilizzare i cittadini su come la gestione oculata e intelligente di spazi verdi, pubblici e privati, possa contribuire a favorirlo.
Ciò che emerge dal report, però, è che le api (e di conseguenza anche ambiente, animali e uomo) non se la passano molto bene. I dati mostrano infatti un peggioramento rispetto agli scorsi anni, per quanto riguarda i residui di pesticidi ma anche i metalli pesanti.
Ciò in realtà non stupisce più di tanto: il report precedente faceva infatti riferimento al 2020, anno in cui si erano notati miglioramenti, probabilmente dovuti al contenimento delle attività dell’uomo dovute al lockdown e alla pandemia.
Anche nel 2021, la situazione era buona mentre i dati relativi al 2022 mostrano la presenza di glifosato in 3 citta su 6 e soprattutto una grande criticità in quanto a presenza di metalli pesanti.
È proprio grazie alle analisi di api e miele che sono stati scoperti questi inquinanti negli ambienti urbani. Come scrive Conapi:
Negli orti urbani che sono stati realizzati in moltissime città italiane, le api spesso sono gradite ospiti e attraverso di loro, oltre ad imparare molti dei tanti segreti meccanismi della natura, si può rilevare la presenza di vari contaminanti presenti nell’aria e nell’ambiente. Attraverso l’analisi delle api e del miele, possiamo controllare lo stato di salute dell’ambiente in cui viviamo e la qualità dell’aria che respiriamo.
Più nello specifico, l’indagine è stata condotta attraverso un conteggio settimanale delle api morte, ritrovate nelle apposite “underbasket” posizionate davanti agli alveari. A questo conteggio si aggiungono poi indagini di laboratorio su api bottinatrici e miele giovane (non destinato all’alimentazione).
Specifica Conapi che:
Considerando il limitato numero di postazioni (solo una in ogni città) e di prelievi compiuti (solo due per ogni anno), i risultati conseguiti non possono essere considerati esaustivi ma evidenziano le potenzialità di questo metodo di monitoraggio ambientale.
E soprattutto, aggiungiamo noi, i dati mostrano una tendenza al peggioramento che non promette nulla di buono per il futuro.
I risultati
Dall’analisi 2021-2022 si evidenzia, purtroppo, una cambiamento di rotta rispetto agli anni precedenti:
Se lo scorso anno, la mortalità delle api era in molti casi prossima allo zero, questa è aumentata durante il 2022, rilevando inoltre in ben tre città tracce di glifosate (Torino, Milano, Bologna). Anche la presenza di metalli pesanti risulta aumentata tra le due rivelazioni, soprattutto su Torino e Milano, mentre Bari e Faenza riescono a rimanere su valori bassi.
Se si guardano i dati degli ultimi 6 anni (ovvero dal 2017 ad oggi) si nota che il 2020 è stato l’anno più positivo, probabilmente – come già detto – a causa del covid che ha fortemente limitato le attività umane.
Per quanto riguarda i pesticidi, nel 2019 solo in due città (Milano e Bari) erano state trovate tracce di glifosato nei campioni di api morte, nel 2022 invece sono state individuate in 3 città, Torino, Milano e Bologna.
In merito ai metalli pesanti, considerando tutti e 6 gli anni di monitoraggio, quelli trovati più spesso sono stati:
- cromo
- piombo
- nichel
Complessivamente la percentuale delle determinazioni analitiche con valori inferiori a quelli di riferimento è risultata purtroppo solo del 24,4%, mentre il superamento della soglia è stato riscontrato nel 35,9%. Si sono collocati a un livello intermedio i rimanenti dati (39,6%). Nel 2020, probabilmente a causa delle limitazioni degli spostamenti per la pandemia, è stata rilevata la più bassa presenza di metalli pesanti (intorno al 40%) in tutte le città, mentre negli anni precedenti e in quelli successivi vi era una preponderanza di valori intermedi e più elevati (dal 40 al 70% circa). Il 2022 è stato l’anno più critico con importanti percentuali di superamento della soglia di riferimento.
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Fonte: Conapi
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