Nelle Fiandre l'acqua è talmente piena di pesticidi da poter essere usata come pesticida stesso. Conclusione triste ma vera, quella di uno studio shock dell’Università di Exeter, che ha analizzato lo stato in cui versano i fiumi europei, trovando inquietanti concentrazioni di fitofarmaci, tra cui anche alcuni attualmente vietati, soprattutto nel canale belga Wulfdambeek, una vera “fonte inesauribile” di questi discutibili prodotti chimici per l’agricoltura.
Nei torrenti europei e in particolare nelle Fiandre l’acqua dei torrenti è talmente piena di pesticidi da poter essere usata come pesticida stesso. Conclusione triste ma vera, quella di uno studio shock dell’Università di Exeter, che ha analizzato lo stato in cui versano canali e piccoli torrenti nell’Unione europea, trovando inquietanti concentrazioni di erbicidi, tra cui anche alcuni attualmente vietati, soprattutto nel canale belga Wulfdambeek, una vera “fonte inesauribile” di questi discutibili prodotti chimici per l’agricoltura.
Purtroppo non è una novità, e non è decisamente il primo studio che mostra come i cosiddetti “fitofarmaci” siano ormai ovunque, nelle acque, nei cibi, rendendo impossibile non averne a che fare. Il ‘Rapporto nazionale pesticidi nelle acque, edizione 2018′ aveva recentemente mostrato come nelle acque italiane si trovassero circa 250 pesticidi diversi, soprattutto glifosato, e non in piccole tracce, soprattutto nella pianura padano-veneta.
E ora lo studio europeo in 10 Paesi (Austria, Belgio, Germania, Danimarca, Francia, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Spagna e Regno Unito): condotto su 29 piccoli corsi d’acqua, ha trovato di tutto, e in 13 di questi le concentrazioni di almeno un pesticida superavano gli standard europei di accettabilità. Nell’analisi sono stati rinvenuti in tutto 275 pesticidi e 101 farmaci veterinari.
Tutti i fiumi e i canali analizzati nello studio, anche provenienti da Paesi distanti tra loro come Polonia e Spagna contenevano numerosi pesticidi e la maggior parte di loro conteneva farmaci veterinari, soprattutto antibiotici (che lo ricordiamo, usati in modo massiccio e indiscriminato non fanno che aumentare le resistenze).
Foto: The Science of the Total Environment
Il gruppo di ricerca ha dichiarato che i più alti livelli di contaminazione sono stati trovati nel canale belga Wulfdambeek che ne conteneva circa 70 (tra cui alcuni oggi vietati) e che risulta dunque talmente inquinato da poter essere usato lui stesso come pesticida, incorniciando i tristi risultati di un’ironica strategia di riciclo.
“C’è forte incertezza sui potenziali effetti che queste miscele di sostanze chimiche potrebbero avere sulla fauna selvatica e sulla salute umana – spiega Jorge Casado, che ha guidato il lavoro analitico – Sappiamo che molti di questi pesticidi individuali sono motivo di preoccupazione”.
E le miscele anche se ciascun pesticida è diluito? Molti dubbi, ma una sola preoccupante certezza: nessuna molecola trovata è mai stata “innocua”. E comunque non tutti i singoli pesticidi sono stati trovati molto diluiti. La concentrazione in diversi corsi d’acqua del carbendazim (un fungicida, N.d.R.), rilevato nel 93% dei campioni, è stata definita “notevole”.
Non si salvano di certo i tre siti italiani analizzati, tutti nelle vicinanze di Milano, dove sono elevati sia la quantità di pesticidi che farmaci veterinari come mostra anche il grafico.
“Gli agricoltori non vogliono inquinare i fiumi – continua il ricercatore – e le compagnie idriche non vogliono dover rimuovere tutto questo inquinamento a valle, quindi dobbiamo lavorare per ridurre la dipendenza dai pesticidi e dai farmaci veterinari attraverso un’agricoltura più sostenibile”.
Di quanti studi abbiamo bisogno ancora per iniziare a farlo davvero?
Lo studio è stato pubblicato su The Science of the Total Environment.
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Roberta De Carolis