Papa Francesco sfida i negazionisti Usa: no allo sfruttamento del Pianeta

No alle emissioni di gas serra, all'inquinamento e allo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali. Sì alla lotta ai cambiamenti climatici e alla tutela del Pianeta. La visita negli Stati Uniti di Papa Francesco, che si concluderà tra due giorni, è stata l'occasione per esortare la classe politica di uno dei maggiori emettitori al mondo a schierarsi dalla parte dell'ambiente, superando prese di posizione ideologiche, iniziative lobbistiche ed interessi di parte, per perseguire, finalmente, il bene comune.

No alle emissioni di gas serra, all’inquinamento e allo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali. Sì alla lotta ai cambiamenti climatici e alla tutela del Pianeta. La visita negli Stati Uniti di Papa Francesco, che si concluderà tra due giorni, è stata l’occasione per esortare la classe politica di uno dei maggiori emettitori al mondo, nonché patria del capitalismo, a schierarsi dalla parte dell’ambiente, superando prese di posizione ideologiche, iniziative lobbistiche ed interessi di parte, per perseguire, finalmente, il bene comune.

Qualsiasi sia il sentimento religioso di ciascuno di noi, non possiamo rimanere indifferenti di fronte all’appello del Pontefice a prenderci cura, tutti insieme, di quella che è la “nostra casa comune”. Un appello amplificato dalla sede in cui è stato lanciato: Washington, il cuore politico degli Stati Uniti, in cui vengono prese decisioni che influenzano i destini di centinaia di milioni di esseri umani.

Nel corso dei primi due giorni della sua visita negli Stati Uniti, Papa Francesco ha sostenuto la necessità di affrontare la crisi climatica in due occasioni distinte: con forza, nel corso dell’incontro alla Casa Bianca con il Presidente Obama, e in modo più sfumato, ma ugualmente chiaro, nel discorso tenuto ieri al Congresso. Un momento storico, dato che, per la prima volta, un Pontefice è stato invitato a parlare a Capitol Hill, nel luogo-simbolo della democrazia americana.

Mercoledì scorso, intervenendo alla Casa Bianca, il Papa si era espresso in favore della politica di riduzione delle emissioni portata avanti da Obama, sottolineando come il problema dei cambiamenti climatici non possa essere lasciato alle future generazioni, ma vada affrontato sin da ora, in uno sforzo comune per costruire una società più attenta e inclusiva.

I temi dell’inclusione sociale e della tutela dell’ambiente sono puntualmente tornati anche nell’intervento tenuto ieri al Congresso, accanto a riflessioni su immigrazione, abolizione della pena di morte, diffusione delle armi e famiglia. Anche se davanti ai parlamentari le parole “cambiamento climatico” non sono state mai pronunciate, il senso del discorso di Papa Francesco è stato chiaro.

In un passaggio del suo lungo intervento, il Papa ha sottolineato la necessità che l’economia tenga conto dei più deboli e che la costruzione di ricchezza non si fondi sullo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali.

“La lotta contro la povertà e la fame dev’essere combattuta costantemente su molti fronti, specialmente nelle sue cause.” – ha affermato – “So che molti americani oggi, come in passato, stanno lavorando per affrontare questo problema. Va da sé che parte di questo grande sforzo sta nella creazione e distribuzione della ricchezza. Il corretto uso delle risorse naturali, l’appropriata applicazione della tecnologia e la capacità di ben orientare lo spirito imprenditoriale, sono elementi essenziali di un’economia che cerca di essere moderna, inclusiva e sostenibile.”

Quindi il Pontefice ha auspicato un coraggioso cambio di rotta, che porti tutti a fare di più in favore del Pianeta, la “nostra casa comune. Per sostenere e rendere più incisive le proprie parole, Papa Francesco ha utilizzato diverse citazioni tratte dall’Enciclica Laudato si’, che è stata pubblicata lo scorso giugno e che, prendendo posizione sulle tematiche ambientali più urgenti, a partire proprio dai cambiamenti climatici, può essere a buon diritto definita “un’enciclica ecologista”.

“L’attività imprenditoriale, che è una nobile vocazione, orientata a produrre ricchezza e a migliorare il mondo per tutti, può essere un modo molto fecondo per promuovere la regione in cui colloca le sue attività, soprattutto se comprende che la creazione di posti di lavoro è parte imprescindibile del suo servizio al bene comune» (Enc. Laudato si’, 129). Questo bene comune include anche la terra, tema centrale dell’Enciclica che ho recentemente scritto, per «entrare in dialogo con tutti riguardo alla nostra casa comune» (ibid., 3). «Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti» (ibid., 14). Nell’Enciclica Laudato sì esorto ad uno sforzo coraggioso e responsabile per «cambiare rotta» (ibid., 61) ed evitare gli effetti più seri del degrado ambientale causato dall’attività umana.

La parte del discorso relativa all’ambiente si è chiusa con l’esortazione a combattere la povertà e prendersi cura degli esclusi e della natura.

“Sono convinto che possiamo fare la differenza e non ho dubbi che gli Stati Uniti – e questo Congresso – abbiano un ruolo importante da giocare. Ora è il momento di azioni coraggiose e strategie dirette a implementare una «cultura della cura» (ibid., 231) e «un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura» (ibid., 139). Abbiamo la libertà necessaria per limitare e orientare la tecnologia (cfr ibid., 112), per individuare modi intelligenti di «orientare, coltivare e limitare il nostro potere» (ibid., 78) e mettere la tecnologia «al servizio di un altro tipo di progresso, più sano, più umano, più sociale e più integrale (ibid., 112)”.

Parole importanti, insomma, anche per via del contesto in cui sono state pronunciate: il Congresso degli Stati Uniti, composto in larga parte da senatori che negano l’esistenza stessa del problema dei cambiamenti climatici. Non a caso, la visita di Papa Francesco è stata anticipata da non pochi dibattiti e polemiche.

Il fronte repubblicano temeva che, in questa delicata fase politica (il prossimo anno si vota per la Presidenza e tra pochi mesi inizieranno le primarie per la scelta dei candidati), il cosiddetto “papa comunista e anticapitalista” potesse influenzare l’opinione pubblica e orientarla più “a sinistra”. Basti pensare che qualcuno non ha esitato a chiedersi se il Papa potesse davvero dirsi “cattolico”. Questo atteggiamento diffidente emerge in modo chiaro in una finta notizia apparsa sul sito web satirico The Onion, in cui si vede il Pontefice “convertirsi” al capitalismo dopo aver constatato la grande varietà di biscotti Oreo presente sugli scaffali di un supermercato di Washington

D’altra parte, anche i Democratici, temendo affondi sui temi dell’aborto e dei matrimoni gay, hanno tenuto a presentare il Pontefice come un leader spirituale piuttosto che come un capo politico, in modo da ridimensionare, in qualche modo, la portata di sue eventuali critiche.

Al di là delle preoccupazioni politiche della vigilia, il discorso del Papa davanti al Congresso e la sua fermezza nel sostenere un cambiamento nel nostro rapporto con la natura sono stati molto apprezzati dal fronte ambientalista americano.

“Le parole odierne di Sua Santità Papa Francesco sono una chiamata a raccolta, affinché tutti abbandonino le politiche di parte, per concentrarsi su ciò che ci unisce, attraverso un dialogo aperto.” – ha commentato Annie Leonard, Direttrice Esecutiva di Greenpeace USA“Condividiamo la responsabilità di difendere il nostro Pianeta, e abbiamo il dovere di agire in nome di chi è più esposto agli impatti dei cambiamenti climatici e che, pur avendo contribuito di meno a causarli, ha anche minori capacità e risorse per adattarsi. La leadership di Papa Francesco e il suo richiamo a una giustizia climatica sono di profonda ispirazione per noi tutti. Nessuno può comprendere gli effetti devastanti che derivano dallo sfruttamento dei combustibili fossili più delle comunità che subiscono gli impatti dell’inquinamento dovuto all’utilizzo di carbone, al fracking e alla produzione di petrolio, o di chi vive sotto la minaccia di tifoni, siccità e uragani.”

E proprio oggi a New York inizia lo United Nations Sustainable Development Summit, un vertice di tre giorni nel corso del quale i leader di tutti i 193 Stati membri dell’ONU dovranno confrontarsi sull’adozione degli obiettivi di sostenibilità da raggiungere entro il 2030. Alla ricerca di un accordo che, si spera, non sia ancora una volta al ribasso.

Lisa Vagnozzi

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