Oggi 1 agosto è l’Earth Overshoot Day ovvero il giorno in cui abbiamo consumato tutte le risorse naturali che la Terra è in grado di rigenerare in un anno, la data in cui iniziamo ad accumulare un debito ecologico non semplicissimo da ripagare.
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Oggi 1 agosto è l’Earth Overshoot Day ovvero il giorno in cui abbiamo consumato tutte le risorse naturali che la Terra è in grado di rigenerare in un anno, la data in cui iniziamo ad accumulare un debito ecologico non semplicissimo da ripagare.
Overshoot Day, il giorno del sorpasso e ogni anno va sempre peggio. Nell’arco di circa 40 anni siamo passati dal 29 dicembre al primo agosto: nel 2000 l’Overshoot Day era arrivato a fine settembre, nel 2016 l’8 agosto e lo scorso anno il 2. Le stime indicano che quest’anno, per soddisfare il fabbisogno attuale di risorse naturali, stiamo sfruttando l’equivalente di 1,7 pianeti Terra.
Come si calcola?
L’Earth Overshoot Day è calcolato dal Global Footprint Network, Istituto internazionale di ricerca. In pratica per capire quanto sfruttiamo le risorse del Pianeta si calcola l’impronta ecologica ecological footprint, definita come l’area necessaria per fornire a ciascuno ciò di cui ha bisogno: il cibo, incluse le risorse ittiche, il legname e il cotone per il vestiario, lo spazio per la costruzione di strade e case, l’area forestale necessaria ad assorbire le emissioni di anidride carbonica.
La sintesi è che l’umanità utilizza risorse naturali più velocemente di quanto gli ecosistemi della Terra siano in grado di rigenerare: il 1 agosto 2018 secondo gli esperti del Global Footprint Network avremo consumato le risorse naturali che il nostro Pianeta è in grado di rigenerare in un anno. Dal 2 agosto, staremo simbolicamente erodendo il capitale (naturale) del pianeta.
“In pratica è come se stessimo usando 1,7 Terre. Secondo i calcoli del Global Footprint Network il nostro mondo è andato in overshoot nel 1970 e da allora il giorno del sovrasfruttamento è caduto sempre più presto”, sottolinea Gianfranco Bologna, direttore Scientifico WWF Italia.
Perdita di biodiversità
Il deterioramento dello stato di salute degli ecosistemi e della biodiversità presenti sulla Terra, quindi, continua a crescere. La valutazione del costo complessivo di questo degrado, causato dalla perdita di biodiversità e dei servizi ecosistemici, viene valutato in più del 10% del prodotto lordo mondiale. Al 2014 più di 1.5 miliardi di ettari di ambienti naturali sono stati convertiti in aree coltivate.
“Oggi meno del 25% della superficie complessiva delle terre emerse del nostro pianeta sono in una situazione naturale. Secondo gli esperti si stima che, al 2050, questa quota potrebbe scendere al 10%, se non si agisce significativamente per invertire la tendenza attuale”, chiosa Bologna.
Ecosistemi marini
Nemmeno gli ecosistemi marini sono esenti dall’impatto dell’azione umana. Lo studio The Location and Protection Status of Earth’s Diminishing Marine Wilderness di Jones Kendall ed altri apparso sulla rivista scientifica “Current Biology” ha cercato di individuare lo stato della naturale integrità degli ecosistemi marini, tenendo conto dell’analisi, anche sinergica, di 15 fattori di pressione dovuti all’intervento umano. Ne risulta che, allo stato attuale, è possibile indicare che solo il 13.2% (che copre circa 55 milioni di kmq) di tutti gli oceani del mondo hanno una situazione di wilderness marina, e queste aree sono situate soprattutto nei mari aperti dell’emisfero meridionale e alle estreme latitudini.
Problema siccità
Nei prossimi trent’anni si stima che almeno 4 miliardi di persone vivranno in zone aride e i problemi del continuo degrado del suolo, con la perdita di biodiversità e gli effetti dei cambiamenti climatici, forzeranno a migrare una cifra molto varia, che potrebbe raggiungere fino ai 700 milioni di esseri umani. Le prospettive per le attività agricole sono preoccupanti: la combinazione del degrado del suolo e del cambiamento climatico potrebbe condurre entro il 2050 da una media del 10% fino al 50%, in alcune regioni, di riduzione della produzione agricola. Tutto ciò, spiega WWF, amplificato dalla crescita demografica: l’Africa ha oggi una popolazione umana che si aggira su 1.25 miliardi di abitanti e nel 2050 sarà raddoppiata, secondo la variante media di crescita prevista dall’ONU, raggiungendo quindi quasi 2.5 miliardi.
Cosa puoi fare tu
Ognuno di noi può contribuire a salvare il Pianeta attraverso delle scelte consapevoli. Il Global Footprint Network individua quattro campi d’azione raccolti nel #MoveThe Date.
Alimentazione
Si parte con l’alimentazione e la scelta di boicottare allevamenti intensivi che
oltre a produrre inquinamento, consumamo enormi quantità di acqua e suolo: se riducessimo alla metà il consumo di carne, l’Earth Overshoot Day potrebbe spostarsi avanti di cinque giorni, e di altri 11 se dimezzassimo gli sprechi alimentari.
Smart cities
C’è la necessità di smart cities con edifici compatti ed efficienti dal punto di vista energetico, un punto inserito nell’Agenda 2030 Per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite.
Popolazione
Oggi siamo oltre 7 miliardi e mezzo e nel 2050, secondo le Nazioni Unite, saremmo ben oltre i 9 miliardi”. È inevitabile che una popolazione così grande richieda enormi risorse naturali, per cui il controllo della crescita demografica è un punto che non può essere evitato.
Consumo energetico
La carbon footprint, usata per stimare le emissioni di gas serra delle nostre attività, rappresenta il 60 per cento dell’impronta ecologica, e tagliare le emissioni potrebbe permetterci di ritardare l’Earth Overshoot Day di oltre tre mesi.
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Dominella Trunfio