Il nuovo report Onu rivela che nel 2020 sono aumentate le emissioni di gas serra e la temperatura media globale è arrivata a circa 1,2°C
Il 2020 non è stato un anno nero soltanto per lo scoppio della pandemia di Covid-19, ma anche per l’ambiente. Lo scorso anno, la temperatura media globale è arrivata a circa 1,2°C al di sopra dei livelli preindustriali, pericolosamente vicina alla soglia di +1,5°C, prevista dall’Accordo di Parigi. A mettere nero su bianco questi dati allarmanti il nuovo Sustainable Development Goals Report 2021, presentato ieri presso l’a sede dell’Onu di New York. Il rapporto mostra innanzitutto i pesanti effetti della pandemia sul raggiungimento degli obiettivi sostenibili dell’Agenda 2030.
Crisi climatica: gas serra in aumento e temperatura media globale vicina al punto di non ritorno
Il nuovo report conferma quanto avevano anticipato e agenzie dell’Onu come l’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO), lanciando l’allarme sui pericolosi effetti cambiamenti climatici. Nel corso del 2020 le concentrazioni dei principali gas serra hanno continuato ad aumentare, mentre la temperatura media globale era di circa 1,2°C al di sopra dei livelli preindustriali. La posizione dell’Onu è drastica: il mondo non è stato all’altezza degli obiettivi del 2020 per fermare la perdita di biodiversità e l’inversione dei 10 milioni di ettari di foresta persi ogni anno, tra il 2015-2020.
Siamo in un momento critico della storia umana. – ha dichiarato il sottosegretario generale delle Nazioni Unite Liu Zhenmin – Le decisioni e le azioni che prendiamo oggi avranno conseguenze epocali per le generazioni future. Le lezioni apprese dalla pandemia ci aiuteranno ad affrontare le sfide attuali e future.
Nel 2020 sono cresciute le disuguaglianze e la povertà
Il report dell’Onu affronta anche il tema della povertà. Oltre ai quasi quattro milioni di morti dovuti al coronavirus, circa 120 milioni di persone si sono impoverite e hanno iniziato a patire la fame, mentre l’equivalente di 255 milioni di posti di lavoro a tempo pieno è stato perso.
“La pandemia ha fermato o invertito, anni, o addirittura decenni, di progressi nello sviluppo. La povertà estrema globale è aumentata per la prima volta dal 1998“ ha spiegato Zhenmin.
Inoltre, le interruzioni dei servizi sanitari essenziali hanno minacciato anni di progressi nel miglioramento della salute materna e infantile, nell’aumento della copertura dell’immunizzazione e nella riduzione delle malattie trasmissibili e non trasmissibili. Circa il 90% degli Stati segnala ancora una o più interruzioni significative dei servizi sanitari essenziali.
Infine, l’Onu sottolinea che la pandemia ha messo in luce e intensificato le disuguaglianze sia a livello nazionale che tra i vari Paesi e che milioni di bambini rischiano di non tornare mai più a scuola, mentre un numero crescente di persone è stato costretto a matrimoni precoci e al lavoro minorile. Il crollo del turismo internazionale ha avuto un impatto sproporzionato sui piccoli stati insulari in via di sviluppo.
“I più poveri e vulnerabili continuano ad essere più a rischio di essere infettati dal virus e hanno sopportato il peso delle ricadute economiche“ ha evidenziato Liu Zhenmin.
E mentre è in corso una graduale ripresa economica, guidata da Cina e Stati Uniti, in molti altri Stati l’economia rischia di non riuscire a tornare ai livelli pre-pandemia prima del 2022 o del 2023.
Fonte: Onu
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