Che mondo sarebbe senza… olio di palma? Il nuovo servizio di Report

La produzione di olio di palma distrugge le foreste e gli habitat degli oranghi e di altri animali in Indonesia e non solo. Sono i consumatori che con le loro scelte di acquisto determinano il successo o l’insuccesso di un prodotto. Ecco perché fino allo scorso dicembre le aziende ci hanno lasciato all’oscuro sulla presenza di olio di palma nei prodotti alimentari. Questi gli argomenti centrali della puntata di Report di domenica 3 maggio 2015.

La produzione di olio di palma distrugge le foreste e gli habitat degli oranghi e di altri animali in Indonesia e Malesia. Sono i consumatori che con le loro scelte di acquisto determinano il successo o l’insuccesso di un prodotto. Ecco perché fino allo scorso dicembre le aziende ci hanno lasciato all’oscuro sulla presenza di olio di palma nei prodotti alimentari. Questi gli argomenti centrali della puntata di Report di domenica 3 maggio 2015.

Non tutti prima dell’entrata in vigore della nuova normativa europea sapevano che dietro la dicitura “oli vegetali” in etichetta potesse nascondersi l’olio di palma. Ora ne abbiamo la certezza, dato che le aziende sono obbligate ad indicare gli oli utilizzati per la realizzazione dei prodotti.

Come consumatori possiamo decidere di sfruttare il nostro potere d’acquisto (o meglio, di “non acquisto”) e di decidere di non comprare prodotti che contengano olio di palma. L’olio di palma è però presente in numerosi prodotti alimentari lavorati e trasformati, a partire da biscotti e merendine.

Ecco allora che rinunciare all’olio di palma nella propria alimentazione evitando l’acquisto di vari prodotti porta a ripensare alla propria alimentazione in chiave più sostenibile e salutare. Il cibo “vivo e integro” su cui dovrebbe basarsi la nostra dieta non contiene olio di palma. Cereali, legumi, frutta e verdura: ecco quali dovrebbero essere le basi di un’alimentazione rispettosa della salute e dell’ambiente.

Come verificare la sostenibilità delle aziende? Possiamo fidarsi delle certificazioni di sostenibilità per l’olio di palma? Dal servizio di Report emerge che le aziende controllate pagano i loro controllori, i loro certificatori. Questo è il limite di molte certificazioni. Non possiamo dunque avere la certezza che l’olio di palma presente nei prodotti da supermercato, e talvolta anche nei prodotti bio, sia davvero sostenibile.

Purtroppo la deforestazione per la coltivazione di olio di palma avviene senza regole, anche da parte delle aziende che fanno parte di RSPO, la Tavola rotonda per la certificazione dell’olio di palma sostenibile. Se la coltivazione delle palme da olio ha inizio con la deforestazione, non possiamo proprio parlare di olio di palma sostenibile. Ecco una nuova conferma del valore praticamente nullo della certificazione RSPO.

Leggi anche: RSPO: la certificazione (non) sostenibile per l’olio di palma

La coltivazione di palme da olio è ben poco sostenibile anche a causa dell’impiego di diserbanti nocivi vietati in Europa, prodotti che fanno capo alla società Syngenta, anch’essa membro della tavola rotonda RSPO. Senza dimenticare la bomba ecologica dovuta alle emissioni di carbonio legato proprio alla deforestazione e alla distruzione delle foreste. Ricordiamo, infine, che l’olio di palma non viene utilizzato soltanto dall’industria alimentare ma anche per la produzione di saponi, cosmetici e detersivi.

Nutrire il Pianeta… con l’olio di palma delle multinazionali? Ecco il paradosso che Report ha portato alla luce in questa puntata. Riflettiamo meglio sulle nostre scelte alimentari e di acquisto.

Guarda qui il servizio di Report sull’olio di palma.

Marta Albè

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