Dall’Italia, ed esattamente dalla zona industriale nei pressi di Bari, arriva una macchina in grado di separare l’acqua dal petrolio che potrebbe risultare la soluzione per il disastro nel Golfo del Messico
Per far fronte al disastro del Golfo del Messico arrivano diverse soluzioni e proposte che puntano a bloccare la falla da cui fuoriesce petrolio. La più significativa è il famoso “siringhone” posizionato dalla British Petroleum e che inizia, con successo, ad aspirare il greggio e il gas. In questa situazione c’è già chi pensa al dopo: dall’Italia, ed esattamente dalla zona industriale nei pressi di Bari, arriva una macchina in grado di separare l’acqua dal petrolio.
Ad averla brevettata è la Fluidotecnica, una piccola azienda di Bari gestita da Michele Sanseverino, che ora chiede di essere aiutato a far conoscere agli americani la sua soluzione per disinquinare il mare: «Noi possiamo farcela: noi abbiamo la soluzione: aiutateci a farlo sapere in America».
L’invenzione, commissionata da industrie meccaniche e realizzata in collaborazione con l’Università è in grado sia contenere il consumo di acqua nel ciclo produttivo, sia di ridurre i costi di smaltimento dei residui di produzione. Non solo: il processo di separazione è totalmente ecologico e il petrolio che si recupera è anche riutilizzabile.
Il suo nome è “OilSep”, ossia “separazione dell’olio”: la usano già negli stabilimenti della Bosch e della Fiat. Anche il sultano dell’Oman, durante un viaggio di affari in Puglia risalente a due anni fa, dopo essersi reso conto del funzionamento della OilSep ha deciso di acquistarla per la depurazione delle “piscine” della ricerca petrolifera.
Vediamo dunque meglio il funzionamento di questa macchina. Il principio che adotta non necessita né di centrifughe né di solventi o additivi chimici. La macchina usa solo un sistema a pompe: attraverso un tubo fatto a proboscide viene aspirata l’acqua inquinata che poi finisce in un serbatoio dotato di filtri capaci di ripulirla fino a renderla potabile. A questo punto il greggio e l’acqua vengono raccolti in due cisterne separate.
La “OilSep” sostanzialmente attraverso la separazione statica dell’olio, utilizza un procedimento legato alla fisica elementare visibile pure in un bicchiere d’acqua.
Per aiutare la microazienda intanto è entrata in campo anche il «Distretto produttivo della Meccanica», un organismo costituito un anno fa in base a una legge regionale: i vertici del «Distretto» hanno contattato direttamente la Bp senza ricevere ancora una risposta.
Il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola ha invece risposto all’appello in tempo reale ed ha assegnato a questa pratica “priorità assoluta”: anche l’europarlamentare Salvatore Tatarella ha promesso di “pressare” la Commissione europea per far conoscere questa macchina semplice ma straordinaria.
Per ripulire il delta del Mississippi servirebbero cento OilSep: il Distretto li produrrebbe in una ventina di giorni, semplificando paradossalmente il lavoro grazie al fatto che la marea nera nel frattempo si avvicinerebbe ulteriormente alla costa. Questo separatore ha infatti bisogno di fondali bassi e mare estremamente calmo.
Vedremo se l’azienda di Michele Sanseverino riuscirà a farsi conoscere riuscendo così a portare a casa un risultato eccezionale per le casse e l’occupazione locale (ogni macchinario costa 300 mila euro) ed anche per l’Italia tutta.
Lorenzo Briotti