Lo strato di ozono, un fragile scudo di gas, protegge la Terra dalla porzione dannosa dei raggi del sole, contribuendo così a preservare la vita sul Pianeta. 16 settembre del 1987 venne ratificato il Protocollo di Montreal, che indicava le sostanze responsabili dei danni all’ozonosfera e definiva le corrette modalità di smaltimento
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Sono passati 36 anni da quando fu ratificato il Protocollo di Montréal, allo scopo di proteggere lo strato dell’ozono dai prodotti chimici, anche responsabili del surriscaldamento climatico. Oggi, 16 settembre, si celebra quell’accordo globale, col quale siamo probabilmente riusciti ad evitare catastrofiche situazioni sanitarie causate dei raggi ultravioletti che filtrano attraverso un gigantesco buco nello strato dell’ozono. Ma è stato fatto davvero tutto il possibile?
Il Protocollo di Montréal è un potente esempio di multilateralismo in azione. Con i tanti di problemi che il mondo sta affrontando – dai conflitti all’aumento della povertà, l’aggravarsi delle disuguaglianze e l’emergenza climatica – questo è un chiaro esempio che si può lavorare insieme per il bene comune, si legge sul sito dell’ONU.
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Il Protocollo di Montréal avrebbe, secondo gli esperti, già contribuito a combattere la crisi climatica. Proteggendo le piante dalle radiazioni ultraviolette, permettendo loro di crescere e assorbire carbonio, ha permesso di evitare l’aumento di un grado Celsius del riscaldamento globale. L’Emendamento di Kigali, in Ruanda, al Protocollo, che si propone di ridurre in modo graduale i gas responsabili del riscaldamento e migliorare l’efficienza energetica, può contribuire a rallentare ulteriormente il surriscaldamento climatico.
Oggi celebriamo la Giornata Internazionale per la Preservazione dello Strato d'Ozono, istituita dalle Nazioni Unite nel…
Posted by INGVambiente on Saturday, September 16, 2023
Cos’è l’ozono?
Si tratta di un gas atmosferico capace di filtrare i raggi ultravioletti (UV) nocivi per l’uomo. La molecola, costituita da tre atomi di ossigeno (O₃), è concentra in uno strato dell’atmosfera tra i 14 e 30 km di quota, chiamato ozonosfera. L’ozonosfera è fondamentale perché non permette il passaggio della parte più nociva della componente ultravioletta (UV) della radiazione solare. In particolare l’ozono stratosferico trattiene completamente le radiazioni UVC, il 95% di UVB e il 5% di UVA. Queste radiazioni sono dannose per cute ed occhi come riscontrato dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS).
La formazione dell’ozonosfera ha permesso inoltre lo sviluppo della vita sulla Terra.
La Giornata mondiale per la protezione dell’ozono
Istituita dalle Nazioni Unite nel 1994 in onore del Protocollo di Montreal firmato nel 1987. Grazie a questo protocollo e agli sforzi internazionali, il buco nell’ozono sta gradualmente diminuendo. Tuttavia, rimangono sfide significative e dobbiamo continuare a lavorare per proteggere lo strato d’ozono e il nostro clima.
Ma non basta: soltanto replicando la collaborazione e la velocità d’azione del Protocollo di Montréal saremo in grado di fermare l’inquinamento da monossido di carbonio che sta pericolosamente riscaldando la nostra Terra. Abbiamo soltanto una scelta tra azione collettiva o suicidio collettivo.
Si sta facendo tutto il possibile?
Se non tutto, almeno ci si prova: in un report di gennaio scorso, l’Onu annunciò che un recupero totale dello strato di ozono non avverrà nell’immediato, bensì entro il 2040. Siamo sulla buona strada, ma è ancora presto per cantare vittoria.
In ogni caso questo traguardo è da attribuire agli sforzi fatti a livello internazionale nel corso degli ultimi decenni per ridurre l’utilizzo di una serie di sostanze inquinanti. Una delle conseguenze più importanti della chiusura definitiva del buco dell’ozono l’avremo a livello climatico. Come spiegato dagli esperti dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM), in questo modo eviteremo un ulteriore riscaldamento globale compres fra i 0,3 e i 0,5°C entro il 2100.
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Fonti: ONU / INGVambiente
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