L’oceano sta perdendo il suo respiro. E’ uno degli effetti devastanti del cambiamento climatico e del riscaldamento globale. L’anidride carbonica sta acidificando gli oceani creando un ambiente marino ostile.
L’oceano sta perdendo il suo respiro. È uno degli effetti devastanti dei e del riscaldamento globale. L’anidride carbonica sta acidificando gli oceani creando un ambiente marino ostile.
Lo sostengono gli esperti della State University of New York College of Environmental Science and Forestry. Le acque oceaniche si stanno surriscaldando, il livello del mare si innalza, le tempeste si intensificano e ora, a causa delle attività umane, si sta verificando un grave evento: i livelli di ossigeno negli oceani si stanno riducendo.
Non solo gli oceani ma anche i mari, le foci, i fiumi e i laghi stanno attraversando un vero e proprio declino dell’ossigeno. Questo problema in passato era associato soprattutto agli scarichi delle acque reflue e all’accumulo di fertilizzanti ma ora il problema è aggravato dai cambiamenti climatici ed è presente su scala globale.
Se lasciato incontrollato questo declino si tradurrà nella perdita della biodiversità, in una minore qualità dell’acqua e in effetti a catena che riguardano il peggioramento della qualità della vita dell’uomo e degli animali.
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È già nata a livello internazionale la rete GO2NE per la protezione degli oceani e per sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema della perdita di ossigeno negli oceani, un problema che nello specifico viene chiamato deossigenazione. Le emissioni di Co2 sono considerate le maggiori responsabili sia della riduzione dell’ossigeno negli oceani sia dell’effetto serra sul nostro Pianeta.
L’acqua calda, secondo quanto evidenziato dagli esperti, è meno densa e trattiene meno ossigeno rispetto all’acqua fredda. Con il riscaldamento delle acque degli oceani, dei mari e dei fiumi la conseguenza immediata è la riduzione di ossigeno. Si tratta di un ulteriore impatto del riscaldamento globale.
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Per la situazione globale degli oceani si parla ormai di un vero e proprio stato di ipossia, con una carenza di ossigeno grave che preoccupa molto gli scienziati. Gli scenari futuri per gli oceani non sono per niente rosei soprattutto dal punto di vista dell’impatto sulla vita acquatica. Molte specie di pesci potrebbero ridurre le proprie dimensioni del 10% con una notevole variabilità tra specie diverse. Già nel mar Baltico le dimensioni del merluzzo si stanno riducendo e la carenza di ossigeno rende difficoltosa la sopravvivenza e la riproduzione delle specie marine.
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Cosa si può fare dunque? Secondo gli esperti la soluzione è complessa. Si ritiene che il primo passo dovrebbe essere la riduzione delle emissioni di Co2 e del riscaldamento globale ma questo dovrebbe significare un cambiamento totale dei modelli produttivi del Pianeta. Se ne parlerà alla nuova Conferenza sul Clima – COP22 – che si svolgerà a Marrakech dal 7 al 18 novembre?