Anche Obama ha detto finalmente no al gasdotto Keystone XL, che avrebbe collegato il Canada al Messico. Il presidente degli Stati Uniti ha annunciato che i lavori per il Keystone XL non saranno portati avanti, ponendo fine a una revisione del progetto durata 7 lunghi anni
Anche Obama ha detto finalmente no al gasdotto Keystone XL, che avrebbe collegato il Canada al Messico. Il presidente degli Stati Uniti ha annunciato che i lavori per il Keystone XL non saranno portati avanti, ponendo fine a una revisione del progetto durata 7 lunghi anni.
Il rifiuto di Obama del gasdotto, che avrebbe portato 800.000 barili al giorno di petrolio dalle sabbie bituminose canadesi al Golfo del Messico vuole essere un primo passo dell’amministrazione Obama per contrastare i cambiamenti climatici.
IL PROGETTO – Diviso in quattro fasi, ha già visto il completamento delle prime due con la creazione della pipeline dall’Alberta all’Illinois, avvenuta nel 2010, e con l’allungamento dal Nebraska all’Oklahoma. Parte della terza fase, l’estensione da Cushing alle raffinerie a Port Arthur, in Texas, pari a 784 chilometri è stata completata nel mese di gennaio 2014, mentre quella che dovrebbe raggiungere le raffinerie di Houston, sarà completata a metà del 2015 secondo i piani. Ma la quarta fase è ancora in bilico. E ora, forse, non verrà più realizzato.
“L’America è ormai un leader globale quando si tratta di prendere seri provvedimenti per la lotta contro il cambiamento climatico”, ha detto Obama in un discorso dalla Casa Bianca. “Francamente l’approvazione di questo progetto avrebbe minato la leadership globale”.
Di certo gli Usa e l’amministrazione Obama avrebbero potuto fare molto di più nella lotta al global warming. Se da una parte gli Stati Uniti hanno cercato di mostrare il volto pulito del paese, quello che guarda alla mobilità elettrica e alle rinnovabili, dall’altra non hanno rinunciato a cercare nuovi giacimenti di petrolio. Per non parlare dello shale gas e del fracking.
Tuttavia, secondo Obama il gasdotto Keystone XL era diventato il simbolo troppo spesso usato durante le campagne elettorali, non una questione politica seria.
“Tutto questo ha oscurato il fatto che questo oleodotto non sarà né vantaggioso per l’economia come era stato promesso da alcuni, né la corsia preferenziale per il disastro climatico proclamata da altri” ha detto il presidente Usa.
La mossa è stata fatta in vista dell’importante vertice delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico che si terrà a Parigi a dicembre, quando Obama spera di contribuire a mediare un accordo storico con nuove politiche per contrastare il riscaldamento globale.
Giuseppe Onufrio, Direttore Esecutivo di Greenpeace Italia, ha commentato:
“Questa notizia dimostra che l’opposizione di cittadini e comunità può fermare pericolosi progetti di sfruttamento di combustibili fossili. Cancellando sia il progetto Keystone XL che le concessioni per le trivellazioni in Alaska, Obama ha riaffermato la sua leadership nella lotta ai cambiamenti climatici. Un’ottima notizia, soprattutto in vista della Conferenza sul clima che si terrà a Parigi tra tre settimane”.
“A colpirci nel discorso di Obama, l’assenza di riferimenti all’Europa, che ha ormai perso la leadership sulle politiche energetiche e climatiche. Purtroppo, causa di questo declino sono anche le decisioni dei governi italiani che, da anni ormai, si caratterizzano per politiche che mirano a bloccare lo sviluppo delle rinnovabili, a proporre tariffe elettriche che disincentivano l’efficienza energetica e a trivellare i nostri mari, in cerca di scarse riserve di idrocarburi, spesso di pessima qualità. Dopo le scelte nette di Obama, in vista del vertice di Parigi chiediamo a Renzi di cambiare rotta, per lo sviluppo del Paese e il futuro del Pianeta”.
Parigi e la COP21 sono sempre più vicine.
Francesca Mancuso
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