Il mare ghiacciato Antartico continua ad affascinare gli scienziati e nutrire la loro curiosità. Il 19 settembre 2014, e per cinque giorni di fila, ha toccato un nuovo record da quando sono cominciate le mappature satellitari del polo dal 1979.
Il mare ghiacciato Antartico continua ad affascinare gli scienziati e nutrire la loro curiosità. Il 19 settembre 2014, e per cinque giorni di fila, ha toccato un nuovo record da quando sono cominciate le mappature satellitari del polo dal 1979.
Infatti l’estensione del ghiaccio marino Antartico ha superato 7,72 milioni di miglia quadrate ovvero 20 milioni di chilometri quadrati. Sono i dati divulgati dai ricercatori della NASA. Ma se pensate che queste cifre siano incoraggianti per un’ eventuale regressione del riscaldamento globale, vi sbagliate. Occorre, infatti, mettere sempre in relazione la situazione di entrambi i poli e quello Artico, purtroppo non se la passa affatto bene.
Purtroppo all’espansione record dell’Antartide corrisponde una regressione dei ghiacci del polo Nord. È talmente grave la tendenza alla perdita che la massa di ghiaccio antartica prodotta in questa espansione è pari ad appena un terzo del ghiaccio marino perso in Artico.
Gli scienziati confermano che questa tendenza contrapposta del comportamento dei ghiacci è la dimostrazione che il riscaldamento globale ha effetti differenti nelle diverse parti del mondo, soprattutto se misurate nei tempi brevi come gli anni piuttosto che i decenni o i secoli. Questo perché esistono sul nostro pianeta tanti ambienti diversi e complessi. Quindi ad esempio in alcune zone (come le nostre temperate) si possono avere inverni freddissimi e con nevicate notevoli un anno e l’anno dopo più tiepidi e brevi. Saranno sempre tutti correlati con il cambiamento climatico in corso.
La stessa cosa avviene in Antartide dove gli scienziati hanno scoperto che esistono microcosmi del cambiamento globale, che vanno appunto a spiegare le situazioni di controtendenza dell’aumento dei ghiacci.
“Il pianeta in generale sta facendo quello che ci si aspettava in termini di riscaldamento. Il ghiaccio marino nel suo complesso è in calo, proprio come previsto, ma in virtù dei diversi comportamenti del riscaldamento globale, il ghiaccio marino avrà una tendenza al ribasso in alcune aree e si estenderà in altre “, ha detto Claire Parkinson, uno scienziato senior presso della NASA Goddard Space Flight Center.
Dalla fine del 1970, infatti l’Artico ha fatto registrare una perdita media di 20.800 miglia quadrate cioè 53.900 chilometri quadrati di ghiaccio all’anno, mentre l’Antartide ne ha guadagnato una media di 7.300 miglia quadrate ovvero 18.900 kmq.
Perché da quando sono iniziate le misurazioni satellitari queste tendenze vanno in direzioni opposte?
Innanzitutto occorre considerare che il riscaldamento climatico cambia i modelli meteorologici, in alcuni casi li stravolge. Ci sono molte ipotesi che gli scienziati stanno valutando, in quanto le dinamiche per spiegare questo fenomeno contrapposto potrebbereo essere le più varie.
“Un indizio, ha detto Parkinson, potrebbe essere trovato intorno alla Penisola Antartica – quella lingua di terra che si estende in alto verso il Sud America. Lì, le temperature si stanno riscaldando, e nel Mare di Bellingshausen appena a ovest della penisola il ghiaccio marino si sta riducendo. Al di là del mare di Bellingshausen e oltre il Mare di Amundsen, si trova il Mare di Ross – in cui gran parte della crescita del ghiaccio marino è in corso. Ciò suggerisce che un sistema di bassa pressione che cambia i modelli di vento e di circolazione di aria calda su tutta la penisola. Anche il buco dell’ozono potrebbe influenzare in qualche modo la dinamica del fenomeno, così come anche i venti.”
In ogni caso, per stessa ammissione dei ricercatori, non ci sono ancora spiegazioni plausibili di ampio consenso e anche se i modelli di studio migliorano, sono ancora ben lontani dal dare una descrizione effettiva di quanto stia accadendo nei nostri poli.
Ma ciò non ferma la curiosità scientifica, poiché come ha detto Parkinson:
“Il ghiaccio marino antartico è uno di quei settori del pianeta in cui le previsioni fatte non corrispondono mai, sono continuamente messe in discussione. Quindi è naturale per gli scienziati a chiedersi, ‘OK, questo non è quello che ci aspettavamo, ora come possiamo spiegarlo?’ ”
Il mistero si infittisce quindi e non smette di appassionare.
Cristiana Priore
fonte foto: Nasa
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