Arrivano nuove prove sul più grave incidente nucleare dopo Chernobyl ma la Russia continua a rimanere vaga, nonostante tutto.
A causare l’incidente nucleare dell’8 agosto, paragonato a Chernobyl, non sarebbe stata una fonte radioattiva isotopica ma un reattore nucleare miniaturizzato.
Lo hanno intuito i media in seguito a un comunicato di Roshydromet, l’ente russo che ha dichiarato di aver rilevato nell’atmosfera di Severodvinsk, subito dopo l’esplosione, la presenza di radionuclidi a vita breve, che derivano dal decadimento dei gas radioattivi inerti. Fra gli elementi individuati bario, stronzio, lantanio.
La presenza di radionuclidi indicherebbe il coinvolgimento nell’esplosione di un reattore classico, sebbene non siano state trovate tracce di iodio 131, radionuclide che in caso di esplosioni simili dovrebbe rilevarsi nell’atmosfera.
Ma secondo Nils Bohmer, responsabile del Norwegian Nuclear Decommissioning, agenzia governativa norvegese che gestisce e smaltisce rifiuti nucleari, già la presenza di bario e stronzio dimostrerebbero che ad esplodere è stato un reattore nucleare, come ha affermato al TheBarentsObserver.
Senza contare che le autorità norvegesi hanno comunque rilevato nell’atmosfera una minima presenza di iodio 131, anche se troppo esigua per essere una “prova”.
Le autorità russe, dal canto loro, rimangono vaghe affermando che sia tutto sotto controllo, ma c’è chi sospetta ulteriori falsificazioni della verità, come probabilmente accaduto con i siti di monitoraggio delle radiazioni misteriosamente silenziati.
Staremo a vedere come andrà a finire questa triste vicenda, augurandoci che non sia davvero grave quanto Chernobyl.
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Laura De Rosa
Photo Credit: Thomas Nilsen