Nuova Delhi soffocata ancora dallo smog, le immagini sono impressionanti: non si vede più niente

A Nuova Delhi le autorità hanno prolungato di una settimana la chiusura d’emergenza delle scuole, senza alcun segno di miglioramento nei soffocanti livelli di inquinamento della megalopoli. La città dai quasi 30 milioni di residenti è sistematicamente classificata come una delle più inquinate del Pianeta

Non si respira, letteralmente, qui a Nuova Delhi, dove la coltre di fumo e di smog rende impossibile qualsiasi attività. Chiuse ancora le scuole, quindi, con buona pace degli studenti.

Uno scenario che si ripete ormai con regolarità, almeno ad ogni autunno, quando la megalopoli è ricoperta da un acre smog, attribuito (sembra paradossale) anche e soprattutto agli incendi delle stoppie da parte degli agricoltori dei vicini Paesi agrari.

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La città di quasi 30 milioni di residenti è sistematicamente classificata come una delle più inquinate del Pianeta, con il suo smog annuale responsabile di centinaia di migliaia di morti premature ogni anno.

Poiché i livelli di inquinamento continuano a rimanere elevati, le scuole primarie di Delhi rimarranno chiuse fino al 10 novembre, ha detto la ministra dell’Istruzione dello stato di Delhi, Atishi.

Alle scuole secondarie “viene data la possibilità di passare alle lezioni online”, ha aggiunto Atishi, il cui Governo impone ogni anno restrizioni sulle attività di costruzione e ordina ad alcuni veicoli di non circolare quando l’inquinamento raggiunge livelli gravi.

I livelli delle particelle PM2.5 più pericolose – così minuscole da poter entrare nel flusso sanguigno – hanno raggiunto domenica 570 microgrammi per metro cubo, secondo IQAir, quasi 40 volte il massimo giornaliero raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Ogni anno, dunque, la storia si ripete: quando l’aria diventa irrespirabile, si adottano misure emergenziali per provare a ridurre i livelli di inquinamento, e le scuole sono le prime a dover chiudere i battenti. Come sempre, l’adozione di misure drastiche non sembrano essere una priorità dei Governi: se non si cambia rotta in modo radicale, il problema si ripresenterà sempre e a pagarne più di tutti sono inevitabilmente le nuove generazioni.

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