Meno di 300 km in linea d'aria separano la città di Torino dai comuni di Saint-Paul-Trois-Châteaux, Pierrelatte, Bollène e Lapalud. Questi ultimi si trovano nella Regione del Rodano-Alpi, in Francia, e ospitano ciascuno uno porzione di quell'enorme complesso chiamato centrale nucleare di Tricastin, dal nome dell'omonima vecchia regione storica e naturale nel sud del paese. Qui, meno di 72 ore fa, una densa nube di fumo si è alzata da uno degli edifici a seguito di un'improvvisa e inaspettata esplosione.
Meno di 300 km in linea d’aria separano la città di Torino dai comuni di Saint-Paul-Trois-Châteaux, Pierrelatte, Bollène e Lapalud. Questi ultimi si trovano nella Regione del Rodano-Alpi, in Francia, e ospitano ciascuno uno porzione di quell’enorme complesso chiamato centrale nucleare di Tricastin, dal nome dell’omonima vecchia regione storica e naturale nel sud del paese. Qui, meno di 72 ore fa, una densa nube di fumo si è alzata da uno degli edifici a seguito di un’improvvisa e inaspettata esplosione.
Le autorità del Dipartimento di Drome hanno fatto sapere subito che si trattava di un trasformatore elettrico esterno ai 4 reattore nucleari attivi, ma se ora la situazione è sotto controllo, la paura di chi abita nella zona lo è decisamente meno.
Non si tratta solo di affacciarsi alla finestra e vedere una colonna di fumo alzarsi da una centrale nucleare, a pochi mesi di distanza da un disastro – quello di Fukushima – pari solo al precedente di Cernobyl. Il fatto è che la centrale nucleare di Tricastin non è nuova a questo tipo di incidenti. Appena tre anni fa si è infatti verificata una perdita di 30 metri cubi di una soluzione d’uranio, che ha finito per contaminare i fiumi limitrofi La Gaffière e Auzon. Inoltre, Electricité de France (Edf), compagnia nazionale che gestisce il sito e che insieme ad Enel doveva costruire e gestire anche le centrali nucleari in Italia, non è certo famosa per il suo comportamento corretto.
Nel 2009, ad esempio, la fedina penale dell’EDF fu macchiata da un’audace inchiesta giornalistica della tv Arté, che denunciava lo stoccaggio illegale di scorie nucleari in Siberia. E lo stesso sito di Tricastin era stato sottoposto a verifica nei giorni scorsi, verifica alla quale ha fatto seguito la richiesta di “adottare nuovi requisiti di sicurezza soprattutto per quanto riguarda la reazione aincendi di lunga durata“. Ormai però i giochi sono fatti: l’attività dei reattori è stata confermata per altri 10 anni. A noi che abbiamo la fortuna di non assistere di persona a colonne di fumo che si alzano da un reattore, non resta che sperare nei nuovi standard di sicurezza europei.
Roberto Zambon